Iper aperti, i dubbi dei sindaci

La denuncia dei sindacati non si è fatta attendere. Secondo i dati diffusi dalla Filcams Cgil saranno almeno mille i lavoratori chiamati a lavorare in ipermercati e centri commerciali nelle festività del 25 Aprile, festa della Liberazione, e del Primo maggio, festa dei lavoratori.

A cambiare lo scenario, da quest’anno, c’è il decreto sulle liberalizzazioni di aperture e orari del commercio, voluto dal governo Monti. Una norma che ha già acceso la discussione nei mesi scorsi per la decisione di alcuni grandi centri di tenere aperte le gallerie ogni domenica, con le proteste di chi ritiene che un giorno di riposo sia necessario, anche alla luce di aumenti di fatturato inconsistenti per le grandi catene.

E se a Milano il sindaco Giuliano Pisapia è pronto a ricorrere a un’ordinanza che imponga di abbassare le saracinesche per permettere ai lavoratori di festeggiare come tutti gli altri italiani queste due festività laiche dello Stato, qualora le mediazioni avviate con i soggetti economici non andassero in porto, nel Lodigiano la via preferita è quella del dialogo. «Con il nuovo decreto siamo stati costretti a ritirare il nostro calendario di aperture straordinarie, concordato a inizio anno con associazioni di categoria e soggetti economici - spiega il sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini -: da parte nostra però c’è la volontà di effettuare un’ulteriore ricognizione per capire se c’è la disponibilità dei soggetti che hanno partecipato alla concertazione a rispettare quegli accordi, anche e soprattutto in virtù del valore di una festa come quella del Primo maggio». Tendenzialmente, ha aggiunto il sindaco Guerini, «il commercio al dettaglio dovrebbe tenere chiuso il Primo maggio, mentre da tradizione i negozi sono aperti nella mattina del 25 Aprile».

Su strumenti «coercitivi» per imporre le chiusure, il primo cittadino del capoluogo si dice scettico, «anche perché non sappiamo ancora quale margine di legittimità abbiano».

Sulla necessità di tutelare i lavoratori nelle due festività laiche concorda anche il sindaco di Codogno Vincenzo Ceretti. «Sono appuntamenti che devono essere rispettati perché per le famiglie sono importanti momenti di condivisione - ha detto -: si tratta quindi di avere un’attenzione di carattere sociale e culturale. Il muro contro muro però non servirebbe a nulla. Per questo ci appelleremo al senso di responsabilità dei soggetti: il criterio economico non può essere l’unico metro di valutazione. Significherebbe arrivare a non avere più confini e limiti. Ora mi attiverò per capire qual è lo stato attuale e quali centri hanno intenzione di tenere aperto cercando la mediazione». Valutazioni ancora tutte da compiere a Casale, dove parla l’assessore con delega al commercio Maria Luisa Braguti, anche vice sindaco della giunta Parmesani. «Sono concorde nella necessaria tutela ai lavoratori, ma ci vogliono dei chiarimenti veri e propri sull’applicazione delle normative - ha aggiunto l’assessore che è pronta a convocare i soggetti economici in vista dell’appuntamento del 25 Aprile -: ci aspettavamo che da quel primo tavolo convocato in Provincia con la grande distribuzione e le associazioni di categoria si proseguisse poi a lavorare sul tema, ma così non è stato. In situazioni come queste, l’azione congiunta è di sicuro la via preferenziale».

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