In un anno nel Lodigiano 28 reati ambientali, Lombardia da record per gli incendi di rifiuti

L’associazione esprime forte preoccupazione per le infiltrazioni mafiose nelle opere del Pnrr

Carlo Catena

Neppure il Covid ha fermato i reati ambientali. Nel 2020 secondo i numeri raccolti da Legambiente Lombardia sono state 28 le indagini aperte in provincia di Lodi per delitti di vario tipo contro l’ambiente, con 24 persone denunciate, 4 arrestate e 12 sequestri.

Il Lodigiano, con il suo territorio relativamente piccolo, è nella terza migliore posizione nella nostra regione. Meno reati ambientali sono stati denunciati solo a Cremona, 20, e in Brianza, 12.

Maglia nera alla provincia di Brescia, con 451 reati, 373 denunciati, 2 arrestati e 207 sequestri. In tutta la Lombardia, le indagini nel 2020 sono state 1.897, 2.613 le persone denunciate, 62 gli arrestati e 561 i sequestri.

Dal dossier annuale in generale emerge che la Lombardia continua a essere uno dei territori in cui l’illegalità ambientale si dimostra più diffusa: è la prima regione del Nord e la settima in Italia per reati accertati, il 5,4% di quelli contestati in tutta Italia.

Ma in particolare, risulta terza per numero di incendi in impianti di trattamento, smaltimento e recupero rifiuti, con 146 reati, l’11,3% del totale nazionale. La regione risulta anche quarta per reati nel ciclo illegale dei rifiuti con 577 delitti il 6,9% del totale nazionale, tra i quali emergono nello specifico il 38,7% di rifiuti industriali e metalli pesanti e il 38,3% di fanghi di depurazione contaminati.

Nella graduatoria nazionale, Brescia rientra nelle prime 20 province in Italia per questo tipo di illeciti, al 13esimo posto con 92 reati accertati riguardo ai fanghi.

«La Lombardia continua a essere sotto l’attacco della criminalità ambientale – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Non si deve assolutamente abbassare la guardia su illeciti che hanno conseguenze potenzialmente devastanti per l’ambiente, soprattutto in questo momento che ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) stanno arrivando sul territorio. Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, opere chiave della transizione ecologica. A fronte di una situazione decisamente allarmante, l’auspicio è che un approccio integrato al contrasto dei roghi di rifiuti possa estendersi a tutti i fenomeni di criminalità ambientale: dall’abusivismo edilizio alle aggressioni al patrimonio paesaggistico, dagli illeciti nella filiera agroalimentare al racket degli animali».

Legambiente fa anche delle proposte ai legislatori, tra le quali escludere i delitti ambientali dalla “tagliola” dell’improcedibilità in appello dopo 2 anni e in Cassazione dopo un anno; approvare delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico .

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