Il tribunale di Lodi è un “forno”: aria condizionata in tilt

Tra toghe di lana, finestre bloccate per scongiurare il rischio di evasioni e udienze spesso affollate di avvocati e pubblico, nelle ultime settimane le aule penali del tribunale di Lodi si sono letteralmente trasformare in forni. Nessuno si è preso la briga di misurare temperatura e umidità, ma che la situazione sia al limite dell’emergenza è evidente e ci si aspetta da un momento all’altro che qualcuno sia colto da malore. Momenti di nervosismo, comunque, se ne sono già visti diversi.

Nei corridoi, l’aria condizionata funziona. Non brilla per efficienza, e spesso c’è chi apre le finestre (e in alcuni uffici la finestra spalancata è una costante, estate e inverno). Ma nelle aule il fresco non arriva. E i muri di cemento armato, senza isolamento, non perdonano e anche di notte mandano all’interno il calore che accumulano di giorno. Sembra che le aule abbiamo un impianto di condizionamento separato dal resto del palazzo. «Lo scorso anno, un giorno, era arrivato un tecnico e, semplicemente dopo aver aperto e richiuso una scatola, aveva fatto partire il sistema - ricorda un avvocato -. Quest’anno invece ci hanno detto che è guasto. Eppure funzionava molto bene, fin troppo: in alcune aule faceva decisamente freddo anche in luglio».

I termostati, almeno quelli nei corridoi, risalgono ai primi anni novanta e qualcuno da tempo immemorabile ha tolto i coperchi e probabilmente anche piegato le lamine: impossibile che funzionino. Quante decine di migliaia di euro di denaro pubblico siano state buttate al vento perché le temperature nel palazzo sono fuori controllo, nessuno lo sa. E il Comune di Lodi, quando doveva pagare le bollette, non sembra essersi preoccupato. «E c’è anche un bagno che scarica acqua da anni», ricorda un sindacalista. Dal settembre scorso, battaglia vinta anche dall’ex sindaco di Lodi Lorenzo Guerini per sollevare i bilanci dei Comuni dagli oneri da anticipare per gli immobili della Giustizia, deve intervenire direttamente il ministero. Che lo fa attraverso il Provveditorato per le opere pubbliche. Tra i risultati: il numero di ascensori fermi per guasto che è in lento ma inesorabile aumento, un bagno inservibile da tre settimane, perfino i topi a un passo dalle scrivanie della procura, infiltrazioni di pioggia al quarto piano e allagamenti agli interrati.

«Servirebbe una manutenzione straordinaria - si sfoga il presidente del tribunale Ambrogio Ceron -: non è stata fatta per anni l’ordinaria, e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Ma ci dicono che non ci sono fondi».

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