IL RAPPORTO La Caritas lancia l’allarme povertà: in 80mila hanno chiesto una mano per il Covid in regione

Presentato il report steso dalla delegazione della Lombardia e che ha coinvolto anche l’organismo di Lodi

Caritas, è allarme povertà, in 80mila hanno chiesto aiuto. A dirlo è il rapporto della delegazione regionale della Caritas. È solo l’inizio - ha detto il direttore della Caritas ambrosiana e delegato regionale delle Caritas lombarde, Luciano Gualzetti -, gli effetti della pandemia dureranno a lungo. Preoccupano i sovra-indebitati e chi perderà il lavoro dopo lo sblocco dei licenziamenti». Alla stesura del rapporto ha partecipato, tra gli altri, il referente Lodigiano della Caritas Vittorio Maisano.

«La Caritas non è il pronto soccorso per le emergenze, non è l’ostello per coloro che nessuno vuole accogliere; piuttosto ci sentiamo parte dell’impresa di aggiustare il mondo praticando l’amore». A dirlo, nel Duomo di Milano, ieri mattina, è stato l’arcivescovo monsignor Mario Delpini al termine dell’omelia che ha pronunciato presiedendo in qualità di metropolita della Lombardia, la Messa per i 50 anni della Caritas in Italia concelebrata dai vescovi delle diocesi lombarde. Finita la celebrazione, Gualzetti ha consegnato all’arcivescovo il report realizzato dalla delegazione delle Caritas della Lombardia “Gli effetti del Coronavirus sulla povertà: il punto di vista delle Caritas lombarde”. Dalla ricerca (che si può consultare anche sul sito della Caritas diocesana di Lodi) emerge che sono state 78mila 882 le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas delle 10 diocesi lombarde tra settembre 2020 e marzo 2021. In questo periodo, il numero di assistiti è stato leggermente superiore a quello che era stato registrato tra l’inizio della pandemia e il mese di maggio dello scorso anno quando erano state 77mila le persone che avevano fatto ricorso alle Caritas in seguito al primo blocco delle attività economiche. Tuttavia i nuovi poveri, vale a dire coloro che si sono rivolti per la prima volta al sistema di aiuto delle Caritas lombarde, sono stati durante il secondo lockdown il 13 per cento, pari a 10.254 persone; mentre durante la prima chiusura erano stati il 36 per cento, in termini assoluti pari a 27mila 720 soggetti.

I dati raccolti, dice la Caritas, «mostrano che chi è precipitato in una condizione di indigenza durante la prima fase dell’emergenza, non si è ancora risollevato. Un’eredità onerosa destinata ad aggravarsi in futuro se la ripresa economica non sarà sufficiente a contenere la sospensione dei licenziamenti e se non si troverà una soluzione per chi non riesce a pagare i debiti che ha accumulato per stare a galla. A destare preoccupazione sono anche le famiglie e i piccoli imprenditori titolari di attività commerciali o artigianali che non sono in grado di restituire i prestiti: almeno 20mila persone in Lombardia (90mila in Italia) definite sovra-indebitate sono potenziali vittime di usura. Il rapporto evidenzia «i ritardi e le difficoltà del governo nell’erogare in tempi ragionevoli» le varie forme di tutela.

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