Il futuro di Santa Chiara fa paura

Il futuro di Santa Chiara suscita dubbi e paure, specialmente tra i duecento dipendenti. Ecco perché le Rsu hanno chiesto al più presto un incontro al Comune di Lodi e ai vertici della casa di riposo. «Ribadiamo, senza polemizzare, che tale richiesta è nata prima e soprattutto dai lavoratori stessi durante l’assemblea del personale», puntualizzano le Rsu. La convocazione è stata consegnata al sindaco Simone Uggetti e al suo assessore ai servizi sociali Silvana Cesani, ma anche al presidente dell’Azienda servizi alla persona Luciano Bertoli.

La scorsa settimana il Broletto ha dato il via libera al progetto che trasformerà Santa Chiara in una fondazione, una decisione presa per evitare l’applicazione della riforma regionale che scatterà a maggio 2014, alla fine del mandato del consiglio di amministrazione. Dal Pirellone dovrebbe infatti arrivare un direttore di nomina regionale con un consiglio di indirizzo dai poteri limitati, un’ipotesi che il Comune di Lodi vuole scongiurare.

L’eventuale nascita di una fondazione si scontra con il parere dei sindacati, che sull’argomento hanno posizioni diverse. Cisl e Uil, attraverso le parole dei segretari della funzione pubblica Mauro Tresoldi e Massimiliano Castellone, hanno espresso la propria contrarietà rispetto al passaggio da un soggetto di diritto pubblico a uno privato. Dall’altra parte, le due organizzazioni ritengono che attraverso un maggior controllo da parte di Regione Lombardia, e quindi di un ente pubblico, il personale sarebbe maggiormente tutelato.

La Cgil ha convocato un’assemblea del personale per il giorno venerdì 29 novembre, dalle 13.30 alle 15.30. Il sindacato è convinto che prima di riunirsi con l’amministrazione e con i vertici della Rsa sia fondamentale incontrare solo i lavoratori, per definire una posizione condivisa.

«Vediamo molte criticità in entrambe le strade delineate - afferma il segretario della funzione pubblica Cgil, Giovanni Bricchi -: non siamo convinti che la soluzione indicata dal consiglio comunale sia scevra da problemi perché, oltre ad essere contrari in generale a tutte le forme di privatizzazione, pur essendo consapevoli che la Fondazione sarebbe comunque governata dal Comune, riteniamo un problema il fatto che i lavoratori diventerebbero dipendenti di un soggetto privato. Rispetto all’altra soluzione, vediamo il problema della perdita totale del controllo della struttura da parte del territorio, perché la Regione designerebbe il direttore, avendo così il controllo della gestione e del patrimonio della struttura».

Il Comune di Lodi ha già approvato la delibera, la casa di riposo dovrà ora cambiare lo statuto ma l’ultima parola spetterà al Pirellone.

Se il via libera non arriverà entro maggio 2014, allora il “riassetto” di Regione Lombardia entrerà in vigore.

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