IL COMMENTO Tamponi, vaccini, ospedali, scuola: i nodi scoperti nel Lodigiano

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

Tornano a crescere i contagi. Mercoledì, in provincia di Lodi, si è superata quota 200 in un giorno. E sale la preoccupazione - mista a frustrazione - nell’opinione pubblica. Tutto comprensibile. A quasi due anni dal primo caso riscontrato di Covid-19 (Codogno, 20 febbraio 2020) la strada che ci condurrà alla tranquillità appare ancora lunga. Ed è verosimile che non ci fermeremo alle tre dosi di vaccino. Da parte nostra ci limitiamo a quattro osservazioni, alla luce di quanto stiamo riscontrando sul territorio in questi giorni.

1) Ci sono problemi concreti per i tamponi. Il Parco tecnologico padano di Lodi è sotto pressione e sta lavorando ben oltre le previsioni iniziali. Anche l’hub della Fiera di Codogno è sotto stress. Le farmacie sono prese d’assalto ed è difficile riuscire a prenotare. Le risorse messe in campo dal pubblico (Regione, Asst e Ats) sono sufficienti? No. È evidente. Un fortissimo incremento delle richieste non era prevedibile? E ancora, come abbiamo denunciato, regna una certa disinformazione: per il cittadino comune è davvero complicato orientarsi. Occorre migliorare e in fretta.

2) Vaccini. Qui la situazione appare positiva. La Fiera di Lodi e il palazzetto dello sport di Codogno funzionano bene e sopportano numeri importanti. Le farmacie hanno ricevuto centinaia di prenotazioni. È stata annunciata l’apertura di un nuovo polo vaccinale al Parco tecnologico di Lodi. Ma il Cupolone di Sant’Angelo, fino a pochi mesi fa gestito ottimamente dall’esercito, rimane chiuso. Perché? La popolazione della zona è disorientata, non ha informazioni, e sappiamo per certo che molti ritardano la vaccinazione in attesa che il Cupolone venga attivato. È un problema.

3) La situazione nei nostri ospedali è ancora molto distante dallo stato di crisi vissuto nella prima parte del 2020. Per fortuna. E dunque valutiamo con attenzione quanto ci dicono alcuni medici in questi giorni: evitiamo di chiudere nuovamente tutti i reparti alle visite dei parenti. I malati, soprattutto i più anziani, hanno bisogno del contatto umano. È una questione etica prima ancora che sanitaria.

4) Infine la scuola. I contagi ci sono, inutile negarlo. E allora aiutiamo le famiglie a capire meglio i vantaggi della vaccinazione nella fascia 5-11 anni. Non lasciamo il compito ai soli medici di famiglia e pediatri. Non costringiamo i genitori ad andare su Google. Mettiamo in campo un lavoro straordinario sul territorio. In ultimo, lanciamo un appello al governatore Fontana, ai sindaci e ai dirigenti scolastici: non chiudiam o le scuole con leggerezza, perché in questo modo danneggiamo i nostri bambini e le famiglie, già in difficoltà. Nel 2020 e nel 2021 sono state adottate scelte drammaticamente sbagliate, sulla pelle dei minori, non ripetiamole.

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