Il bimbo morto ancora senza funerale

Il piccolo rom è deceduto l’8 giugno, lontano dai suoi genitori

Resta ancora senza una data il funerale del piccolo rom scomparso l’8 giugno lontano dai suoi genitori. Gli operatori dell’ospedale stanno raccogliendo i soldi per organizzargli il funerale. Intanto cercano ancora di contattare la mamma. Il bambino, nato il 21 aprile, in condizioni difficili, al sesto mese di gravidanza, è stato ricoverato in patologia neonatale. Da subito però, il rapporto con i genitori, da parte dell’ospedale, non è stato facile. Di rado la mamma si è presentata a far visita al suo piccolo, tanto da far intuire una condizione di disagio famigliare alle spalle. Alla presenza delle assistenti sociali la mamma, che al momento del parto era senza documenti e senza fissa dimora, ha riconosciuto il suo bambino e l’ha chiamato Alexandru. Dopo il decesso però contattarla ai due numeri di telefono che aveva dato è stata un’avventura. Solo in un caso, su uno dei due numeri, ha risposto un parente. In tutte le altre occasioni il contatto non è stato possibile. «In realtà - commenta dalla direzione sanitaria Giorgio Vandoni - non sappiamo se la mamma sia stata informata. Abbiamo inviato una segnalazione alla procura e una all’anagrafe. Siamo in attesa che ci diano un’indicazione. Al di là della colletta fatta in ospedale tra gli operatori, le esequie sarebbero di competenza del comune».

A seguire il caso è stata l’Asl, ma ieri è risultata non raggiungibile. Casi come questi, all’ospedale Maggiore, non erano mai successi. Sono più frequenti, invece, le donne che partoriscono, ma che non vogliono per vari motivi riconoscere il loro bambino. In questo caso subentra il servizio affidi del Consorzio lodigiano. «Nel 2009 - spiega la responsabile del servizio Barbara Dadda - una mamma aveva accettato di riconoscere il suo bambino ed era stata allocata con lui nella comunità di Milano, l'unica esistente sul territorio per i bambini da zero a tre anni. La permanenza però è durata un giorno. Quello successivo la mamma se n’è andata, lasciando il neonato in comunità. Nel 2010, invece, sono state due le mamme che hanno partorito in ospedale senza rilasciare i dati, una nel 2008. In questi casi parte l’adozione. Quest’anno non ne sono state ancora avviate, mentre nel 2010 abbiamo attivato 9 affidi». Il Movimento per la vita interviene per limitare gli aborti. «Purtroppo - spiega il presidente Giancarlo Colombo - le mamme non ci conoscono. Noi aiutiamo tutte le mamme che hanno problemi, le sosteniamo anche economicamente e ci occupiamo dei loro bambini se non li vogliono. L’anno scorso abbiamo aiutato 616 mamme e altre 26 che grazie a noi hanno rinunciato ad abortire. Chi avesse bisogno può rivolgersi anche ai consultori (0371/421875; 0371/50346, ndr), compresi quelli dell’Asl (0371/5872470; 0377/9255911; 0371/5873280, ndr) con i quali quest’anno collaboriamo benissimo, dopo le difficoltà del passato, oppure ai nostri sportelli di via San Giacomo 15 a Lodi (0371/423500, ndr) e a Codogno, alla casa della carità, in via Cabrini (0377/431202, ndr)».

Cristina Vercellone

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