Ieri a Lodi vertice delle Province

I presidenti dei consigli provinciali della Lombardia si sono incontrati ieri a Lodi per discutere del riordino delle province, a poche ore dall’annuncio che il decreto non sarebbe stato convertito in legge. Gli stessi presidenti presenti a San Cristoforo avevano del resto sottolineato che «la situazione del decreto è in itinere», dunque la notizia arrivata nella serata di ieri da Roma in un certo senso non costituisce un clamoroso colpo di scena. Oltre al coordinatore della Consulta (e presidente del consiglio provinciale di Milano) Bruno Dapei, all’appuntamento ha partecipato il presidente del consiglio di Lodi Massimo Codari (Pdl) insieme ai colleghi di Bergamo Roberto Magri (Pdl), di Cremona Carlalberto Ghidotti (Pdl), di Lecco Carlo Malugani (Lega nord), di Sondrio Pierpaolo Frate (Pdl), di Mantova Simone Pistoni (Pd) e di Pavia Vittorio Poma (Pdl); erano assenti i rappresentanti delle Province di Brescia, Como, Varese e Monza e Brianza.

«Non si sa se la normativa verrà approvata - aveva dichiarato Codari prima della notizia che il decreto non verrà convertito in legge -, abbiamo dato per scontato che sì, lo sarà, e abbiamo iniziato a ragionare su un’ipotesi di collaborazione. Sembra che ci sia un lungo elenco di emendamenti, per cui molte Province otterranno di non essere accorpate, questo cambierà di molto la geografia del Paese».

Dapei ha espresso preoccupazione soprattutto per ciò che riguarda le risorse a disposizione degli enti locali: «A livello nazionale la leva fiscale delle Province non basta, per questo ci sono i trasferimenti dello Stato. In Lombardia accade l’opposto: il sistema non ha trasferimenti perché la leva fiscale basta. Nel 2013 ci ritroveremo nella situazione di dover dare più soldi alla Stato, soldi ottenuti sul proprio territorio, ne risentiremo pesantemente. Sia che il decreto venga approvato sia che il decreto non passi, ci sarà il caos». Un caos che colpirà anche la legge elettorale delle Province: «Dal momento che non c’è più, che cosa accadrà dove il mandato andrà in scadenza?»

Ghidotti, in arrivo dalla Provincia di Cremona, ha lamentato la distanza sempre più abissale tra chi amministra un territorio e chi invece siede nella capitale: «È difficile capire come possano schierarsi a fianco di emendamenti che farebbero ridere (se non piangere) qualsiasi cittadino». Pistoni, collega di Mantova, ha sottolineato che in un momento come questo è bene coalizzarsi, tuttavia ha espresso un certo rammarico di fronte all’unione con Lodi e Cremona: «Per noi un accorpamento con simili dimensioni sarà penalizzante, il rischio è la perdita dei punti di riferimento, come per esempio i presidi della sicurezza, ma anche il ridimensionamento dei posti di lavoro. Un passaggio per noi doloroso, ma si cercherà di collaborare e di trovare lo spazio per non penalizzare i territori periferici».

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