I vigili del fuoco di Lodi ad Amatrice: così hanno salvato i ricordi delle vittime

L’immagine della bambina con gli occhioni azzurri e i capelli biondi non si cancellerà mai dai loro ricordi. Piangeva perché il suo orsacchiotto era rimasto in casa durante la fuga, nell’inferno del terremoto, ad Amatrice. E anche l’altra piccolina, che voleva a tutti i costi la cuccia del suo cagnolino. Per i vigili del fuoco di Lodi Marco Maggi e Gianluca Foresti, in missione tra i primi nel Centro Italia insieme a 7 colleghi di Lodi, guidati dal comandante Massimo Stucchi, anche le azioni che sembrano insignificanti in certe occasioni hanno un valore grande. I pompieri sono abituati a trattare situazioni drammatiche, ma certi dettagli non si scordano. «Soprattutto - annota il comandante - quando hanno a che fare con l’infanzia».

I capisquadra Maggi e Foresti, di 52 e 46 anni, sono partiti il 28 agosto con 7 colleghi e 3 mezzi, la domenica successiva al sisma, per aiutare la comunità reatina devastata dal sisma. A raggiungerli, prima della partenza, è stata la telefonata di monsignor Maurizio Malvestiti. Il vescovo di Lodi ha fatto sentire la sua vicinanza agli “angeli” lodigiani che partivano per i luoghi colpiti dal sisma. «Siamo stati i primi ad arrivare dal Lodigiano e i secondi a livello nazionale - spiega Stucchi -. I primi a partire sono i reparti specialistici, dotati di attrezzature per la ricerca delle persone». «Noi siamo arrivati - raccontano i due capi squadra - quando era finita la ricerca dei corpi e iniziava il recupero dei beni. Durante i terremoti una delle cose che ti fa più impressione è vedere i lenzuoli attorcigliati penzolare dalle finestre, usati dalle persone per calarsi di sotto. A L’Aquila ne abbiamo visti moltissimi, qui un po’ di meno. Qua, lo scenario che ci siamo trovati di fronte è stato di distruzione totale. Stiamo parlando di 69 frazioni abbarbicate sugli Appennini. Raggiungere il luogo è stata un’impresa. Siamo arrivati là alle 12. Abbiamo dovuto farci strada nei cortili privati e arginare le macerie che bloccavano i percorsi». Il campo base della Lombardia era allocato a Città Reale, a 20 chilometri da Amatrice.

«Era quasi tutto pronto, le tende e il resto - raccontano i vigili del fuoco -. Nella prima fase però dormire è difficile. Si lavora 24 ore al giorno, sonnecchi al massimo 2 o 3 ore, nel camion. Appena arrivati siamo partiti per fare i recuperi, sostituire i colleghi, spostare rottami, sollevare macerie e liberare strade. I pasti venivano preparati dalla Croce rossa italiana e dai vigili del fuoco di Varese, i più esperti in Lombardia nella logistica. Si preparavano 900 pasti al giorno». La prima impressione qui è stata di «distruzione totale. In Umbria, L’Aquila, in Emilia - dicono i capisquadra - non abbiamo mai visto una situazione così». «Per trovare scene simili- precisa il comandante - bisogna tornare all’Irpinia». Stucchi ha una grande esperienza di soccorso nei luoghi colpiti dal terremoto. «Là, in Irpinia - ricorda -, c’erano interi paesi completamente sbriciolati».

La sensazione che si prova «è di totale impotenza. Riesci a fare delle cose - raccontano i vigili del fuoco -, ma fino ad un certo punto. Abbiamo provato la sensazione fortissima di non sapere da dove iniziare. Normalmente c’è un protocollo, un’indicazione. Qui nulla, la devastazione totale. Allora sì, ti lasci trasportare dalle emozioni. Guardare le persone che con gli occhi stanchi dal pianto ti chiedono il vestito dimenticato in casa, o recuperare l’orsacchiotto alla bambina ti dà soddisfazione. Sono tante le persone che appena ti vedono ti chiedono di rientrare nell’appartamento mezzo distrutto a recuperare i loro oggetti più cari. Una volta dentro poi non sanno da che parte voltarsi, vorrebbero tutto. Allora sei tu che le consigli. Forse, la notte sta incominciando a far freddo, dici, è meglio se recuperiamo una coperta, magari anche un giubbotto. In tanti ci hanno chiesto le foto dei loro cari, scomparsi, o quelle appoggiate sui comodini, ma anche giocattoli e tanti medicinali».

Scavando con cautela, i vigili del fuoco hanno recuperato da sotto le macerie persino un’immagine sacra del 1670, intitolata “La sofferenza della Vergine”. Era allocata in una pinacoteca privata. I vigili di Lodi hanno aperto strade bloccate dalle pietre e con i tappi nel naso svuotato i frigoriferi che stavano sotto le macerie. «Ce n’era uno di un ristorante che conteneva 900 chili di carne». Un lavoro immane, insomma quello dei 9 vigili del fuoco. Ora, a portarlo avanti, c’è un’altra squadra di Lodi. «Lunedì mattina - precisa Stucchi - sono partiti altri colleghi, guidati da Ezio Madonnini e Samuel Cavagnoli». «Dopo 26 anni di questo lavoro abbiamo visto di tutto - commentano Maggi e Foresti -, ma questa volta è stato diverso». «Il motivo è semplice - annota Stucchi -. I nostri vigili del fuoco sono anche loro dei papà».

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