
È passato ormai più di anno e i profughi sbarcati dalla Libia sono ancora tutti qui: in attesa. Perché i migranti, una settantina, non hanno ancora ricevuto ufficialmente lo status di “rifugiato”. Questo significa che non possono spostarsi dal Lodigiano, altrimenti diventerebbero subito clandestini. Solamente grazie alla rete di solidarietà messa in campo sul territorio è stato possibile affrontare l’emergenza: comuni e associazioni hanno anticipato risorse e messo in campo iniziative a favore degli stranieri e oggi non hanno ancora ottenuto il rimborso promesso.
Le strutture che si sono occupate dell’accoglienza sono ancora le stesse: oltre al Laus Residence di Lodi Vecchio che ospita 38 persone, i profughi vivono in diverse comunità, situate all’Olmo (Lodi), a Boffalora, Cavenago, Graffignana, Crespiatica e Maccastorna. Una trentina di immigrati si trovano invece all’Ambra Hotel di San Zenone.
Caritas, Progetto Insieme, Cooperativa Isis, Croce rossa, Sprar - insieme ai Comuni di Lodi Vecchio, San Zenone e Lodi - sono i “protagonisti” da sempre impegnati a sostenere i settanta africani. «In 16 mesi lo Stato non ha ancora deciso se si tratta di rifugiati oppure no - constata Giovanni Carlo Cordoni, sindaco di Lodi Vecchio -, l’assurdità di un sistema d’accoglienza che li ha scaricati qua e là come fossero un pacco. Dopo alcuni mesi è stata siglata una convenzione con la prefettura di Milano, affinché si provvedesse a tutte le necessità, dai vestiti ai mediatori culturali. Nonostante l’accordo la prefettura non ha mai versato un euro, le associazioni anticipano tutto, dal personale alle risorse. Con l’Auser locale abbiamo creato un percorso per far conoscere le norme sul lavoro e qualche attività. Attualmente la maggior parte dei profughi non ha però un lavoro».
Pietro Germani dell’associazione Progetto Insieme spiega che alcuni stranieri hanno fatto dei colloqui e stanno aspettando l’esito, senza contare che con la Provincia è stato possibile mettere a disposizione delle “borse lavoro” per sei mesi: «Può darsi che qualcuno venga assunto - afferma -, ci sono aziende, cooperative e bar che hanno dato il loro assenso, tra questi anche la Gis (Gestione impianti sportivi), la Pulsar, l’Oranje Juice, Cip&Ciop, la Sollicitudo. Il problema è che non sappiamo come andrà a finire, entro la fine dell’anno ci hanno assicurato l’arrivo dei sussidi ma non è certo». L’assessore ai servizi sociali del Broletto, Silvana Cesani, condivide in pieno le preoccupazioni sul futuro dei profughi espresse da più parti: «La maggior parte di queste persone dopo aver fatto domanda per veder riconosciuto lo status di rifugiato ha ricevuto un diniego - spiega -, alcuni hanno fatto ricorso ma sono ancora in attesa di una risposta. Il problema è grosso perché il 31 dicembre 2012 scadrà l’emergenza umanitaria e non sappiamo che cosa faranno o dove andranno questi migranti. Nel Lodigiano - sottolinea la Cesani - è stato fatto un lavoro importante per dar loro accoglienza ma soprattutto per renderli il più possibile autonomi». Un clima di incertezza che preoccupa anche il primo cittadino di San Zenone, Sergio Fedeli.
Greta Boni
© RIPRODUZIONE RISERVATA