«I collaboratori erano dipendenti». Causa milionaria tra Inps e un’azienda di Lodi

Il verbale nel 2004 contestava alla Tada 226 posizioni irregolari, 18 anni dopo non c’è sentenza definitiva

Causa da un milione e 285mila euro tra l’Inps e una grossa azienda di Lodi, la Tada Srl, per una vicenda che risale al 2004, quando,, a seguito di un’ispezione congiunta di Inps e Inail in febbraio era stata accertata dagli ispettori la natura subordinata di centinaia di rapporti di lavoro tra l’azienda e le addette al call center, formalmente impiegate con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, con gli addetti all’installazione e alla manutenzione di macchine per il caffè. Ne era seguita la notifica alla Tada Srl di una cartella esattoriale da 1,2 milioni di euro, nella cui riscossione ora è coinvolta anche la Scci Spa, società di cartolarizzazione dei crediti Inps.

L’azienda aveva impugnato il verbale di accertamento, rivolgendosi alla giustizia civile, e, dopo una prima sentenza del tribunale di Lodi, nel 2010 aveva presentato appello in secondo grado a Milano, dove i magistrati del secondo grado avevano disposto una consulenza tecnico - contabile, all’esito della quale avevano ridimensionato le contestazioni. A fronte di 226 posizioni lavorative che secondo l’Inps dovevano essere sanate, la corte d’appello civile di Milano aveva ritenuto raggiunta la prova dell’effettivo lavoro subordinato solo per 59 lavoratori. Con conseguente taglio di oltre il 70 per cento dell’importo della maxi cartella esattoriale.

La sentenza di secondo grado era arrivata solo nel 2015 e a questo punto nel 2016 l’Inps e la società di riscossione hanno presentato ricorso per Cassazione. anche la Tada a sua volta si è costituita nel terzo grado di giudizio con un ricorso incidentale. I legali di Inps hanno contestato tra l’altro l’incompletezza nell’elenco dei nominativi dei lavoratori riconosciuti dalla corte d’appello come “subordinati”, ma anche di aver dato troppo spazio alle argomentazioni difensive della Tada e a testimonianze «generiche» dei lavoratori chiamati a deporre.

Secondo i giudici della sezione Lavoro della suprema corte ci sarebbe stata effettivamente da parte della corte d’appello di Milano “un’errata ricognizione del contenuto oggettivo della prova”, cioè della consulenza contabile. Secondo i legali dell’Inps la perizia disposta dalla corte d’appello concludeva chiaramente che “i lavoratori rispetto ai quali era stato ritenuto provato il vincolo di subordinazione erano in numero superiore rispetto ai 59 considerati dalla corte d’appello”. La Cassazione, riscontrando un vizio di motivazione nella sentenza, non ha esaminato nel merito il ricorso della Tada ma ha ritenuto di dover disporre, con un’ordinanza, un secondo giudizio di appello a Milano, cassando (annullando) la precedente sentenza e disponendo, come è prassi, che il collegio giudicante di appello sia composto da diversi giudici. A 18 anni dal verbale in azienda, quindi, il contenzioso resta aperto. E viste le somme in gioco, è prevedibile che dopo l’appello bis ci sarà anche una Cassazione bis.

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