I benzinai si spaccano sullo sciopero

Solo due sindacati confermano lo stop degli impianti

Alcuni distributori resteranno aperti, altri abbasseranno la serranda. Dopo il vertice con il governo, sullo sciopero i benzinai si spaccano a metà: Faib e Fegica confermano lo stop, Figisc e Anisa lo revocano.

Una divisione che potrebbe pregiudicare l’iniziativa, dal momento che, secondo uno stima, su tutto il territorio nazionale il 70 per cento degli impianti di distribuzione carburanti resterà aperto. Alcuni lavoratori hanno incrociato le braccia a partire da ieri sera, ufficialmente la protesta si concluderà venerdì mattina. È impossibile stilare la mappa dei benzinai in servizio, i gestori aderenti alla Figisc rappresentano circa 10mila impianti (il 50 per cento) su un totale di circa 20mila. C’é poi un 20 per cento di impianti liberi, non iscritti a nessuna organizzazione sindacale; il restante 30 per cento aderirà invece allo sciopero.

Per alcuni professionisti del settore, la protesta è troppo importante per lasciarla cadere nel vuoto. Nonostante il momento politico delicato, c’è chi vuole costringere il governo ad affrontare una volta per tutti i problemi. Tra questi c’è Giancarlo Di Fede, presidente della Faib (Federazione autonoma benzinai) di Lodi, Milano, Monza e Brianza: «Piovono promesse che questo governo non ha saputo rispettare neanche nei suoi tempi migliori e nonostante impegni formali assunti - afferma -. Niente liberalizzazione del mercato carburanti, che continua a essere ingessato e sotto il controllo ferreo di potenti lobby che costringono gestori e consumatori a convivere con i prezzi dei carburanti più alti d’Europa. Il fatto che non venga riconosciuto il bonus fiscale crea un grande disagio nella categoria».

Di Fede sottolinea che i benzinai non hanno nulla a che fare con i continui “ritocchi” del carburante, nonostante spesso gli automobilisti siano convinti del contrario. «Non dipendono da noi», precisa, soprattutto dopo che al tavolo di ieri il governo ha presentato un nuovo possibile aumento delle accise che Faib e Fegica hanno rispedito al mittente.

«Vorrei ricordare - aggiunge Di Fede - che la nostra categoria è spesso esposta a gravi rischi. Mi riferisco alle rapine a mano armata, agli omicidi, ai furti. Noi siamo sulla strada e anche per questo chiediamo la solidarietà dei cittadini. La nostra incolumità è una delle questione che si aggiunge a tutte le altre questioni all’ordine del giorno». Non tutti la pensano allo stesso modo e per questo hanno rifiutato di mettere in atto lo sciopero.

«Il governo ha risposto in maniera concreta alle nostre richieste», commenta il presidente della Figisc Confcommercio, Luca Squeri, per spiegare la revoca dello sciopero da parte della sua organizzazione. «L’impegno del governo di rendere stabile il bonus fiscale è una cosa importante - afferma -, così come l’abolizione della commissione per i pagamenti con le carte di credito per importi fino a 100 euro rappresenta una conquista storica. In ogni caso - conclude Squeri ricordando di rappresentare il primo sindacato - mi dispiace che ci sia stata questa divisione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA