Grido d’allarme di Confartigianato

A pochi giorni dal voto l’appello per azioni concrete

A quattro giorni da una delle scadenze elettorali più importanti nella storia della Repubblica (complice una crisi economica gravissima) gli artigiani del Lodigiano lanciano un grido d’allarme, chiedendo ancora una volta azioni concrete alla politica e illustrando i dati di un 2012 che può tranquillamente definirsi «drammatico». Proprio quest’ultimo è stato il termine utilizzato da Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato Imprese, che ieri ha raggiunto Lodi per denunciare la situazione. I dati più preoccupanti per il territorio sono stati illustrati da Vittorio Boselli, segretario della Confartigianato di Lodi. Nel 2012 in tutta Italia sono state aperte 100.317 aziende artigiane, mentre le chiusure sono state 122.899, per un saldo negativo di 22.582 che in pratica sono scomparse dal tessuto produttivo. «Nel 2012 - ha detto Boselli - il tasso di crescita è risultato generalmente negativo nei territori provinciali». Solo 5 province sulle 106 monitorate da Confartigianato hanno registrato una crescita. Tra queste però non c’è Lodi che, al contrario, risulta fra le 5 peggiori province italiane per il tasso di sviluppo delle imprese artigiane con un poco invidiabile - 3,87 per cento. La batosta arriva dal settore delle costruzioni, che a Lodi e provincia ha chiuso il 2012 con un - 5,96 per cento (Lodi è la seconda peggior provincia sulle 106 monitorate).

Lodi non brilla a livello nazionale. Ma va male anche nel contesto lombardo. In Lombardia nel 2012 si è registrato un tasso di crescita negativo per l’artigianato: -1,33 per cento. Lodi si discosta in maniera significativa dalla media lombarda, con un - 3,87 per cento. Dal 2009 al 2012 il tasso di sviluppo dell’artigianato in Lombardia ha fatto segnare un - 2,51 per cento (contro un - 3,2 per cento su base nazionale): in questo contesto Lodi ha fatto molto peggio, chiudendo a - 6,66 per cento, penultima in Lombardia davanti solo all’altrettanto piccola ma montuosa Sondrio. A trascinare nel baratro l’artigianato lodigiano è stato il settore delle costruzioni, che negli ultimi quattro anni ha chiuso sempre in rosso: - 1,1 per cento nel 2009, - 0,93 nel 2010, - 2,1 nel 2011 e - 5,96 nel 2012. È chiaro che il nostro artigianato, basato in maniera significativa sulle “aziende del mattone”, ha sofferto prima di tutto il crollo delle compravendite immobiliari.

In sofferenza nel 2012 i quattro principali poli artigianali del Lodigiano: a Lodi hanno aperto 74 imprese ma 118 hanno chiuso, a Casale si contano 28 aperture e 58 chiusure, a Sant’Angelo si sono registrate 37 aperture e 46 chiusure e a Codogno ci sono state 27 aperture e 31 chiusure. Nonostante le difficoltà, Merletti ha indicato che «il futuro dell’economia italiana resta la piccola impresa, quella che ha saputo resistere meglio alla crisi e che non ha delocalizzato all’estero». Massimo Forlani, presidente della Confartigianato di Lodi, ha invece indicato nella green economy (dal solare alla riqualificazione energetica degli edifici) e nell’agroalimentare le carte da giocare per il Lodigiano.

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