Gli sfratti sono sempre un’emergenza

Il record è presto detto: uno sfratto ogni 190 famiglie in tutto il Lodigiano. La provincia è riuscita così a piazzarsi al secondo posto della classifica nazionale, stilata dal ministero degli Interni. A fare peggio c'è solo Livorno, mentre la media italiana indica uno sfratto ogni 394 famiglie. «La maggior parte di queste persone non ce la fa più a pagare l’affitto», commenta amaramente Enrico Bosani, componente del direttivo dell’Unione inquilino, «sono arrivate al punto di dover decidere se saldare l’affitto o fare la spesa».

Da gennaio ad agosto, le richieste registrate presso il tribunale di Lodi ammontano a 1.318 (231 quelli eseguiti), 182 solo nel capoluogo: quasi tutte causate da morosità. La lista d’attesa per una casa Aler conta 580 persone solo nella città del Barbarossa.

L’Unione inquilini domani promuoverà la “giornata a sfratti zero” (sfrattizero.org è l’indirizzo web creato per l’occasione), Emanuela Garibaldi, segretario del sindacato, spiega che l’obiettivo è fare in modo che il problema non sia affrontato sempre come un’emergenza ma con una vera politica abitativa. Dalle 16 alle 18 sarà organizzato un presidio sotto la prefettura.

Cesare Quaini, consigliere di minoranza a Borgo San Giovanni, sottolinea come in una realtà che conta 2mila abitanti la questione non possa essere sottovalutata: «Ci sono più di cento disoccupati, di cui 80 senza reddito - afferma -. Abbiamo chiesto all’amministrazione di aderire al fondo di solidarietà e di mettere a bilancio 30mila euro per le famiglie in crisi ma la risposta è stata negativa. Attraverso una rete di solidarietà stiamo cercando di aiutare una mamma, separata con un figlio di 4 anni a carico, senza reddito e senza lavoro, che a breve sarà sfrattata e ha bisogno di aiuto. Nel 2012 non possono accadere cose simili».

Ad aggravare il problema, secondo Bosani, ci pensano gli enti come l’Aler: «Operano come aziende private senza più ricordarsi della loro finalità sociale, la cosa più importante per loro è far quadrare i conti - commenta -. Ci arrivano segnalazioni di sfratti anche da parte dell’Aler, in questo modo le persone finite nel mirino non possono più partecipare ai diversi bandi per l’edilizia residenziale pubblica per cinque anni, vorrà dire che dovranno vivere sotto un ponte». Al suo fianco Vittorio Forletto, componente del direttivo e inquilino delle case Aler di via San Fereolo, annuisce e ricorda le tante battaglie ingaggiate nel corso degli anni per chiedere un’adeguata manutenzione e riqualificazione degli appartamenti, non solo per sè ma anche per le altre 120 famiglie. «In via San Fereolo - aggiunge la Garibaldi - ci sarebbe bisogno di un intervento complessivo».

L’Unione inquilini domani si presenterà in corso Umberto con un “pacchetto” di proposte ben preciso: «Chiederemo al prefetto e al tribunale di bloccare gli sfratti inconsapevoli e che venga riattivato il tavolo istituzionale - comunica il gruppo -, chiederemo alle banche di attuare una moratoria di almeno un anno sulla messa all’asta delle abitazioni delle famiglie che non riescono più a pagare il muto mentre ai Comuni domanderemo di fare una ricognizione degli immobili non utilizzati per metterli a disposizione delle persone in difficoltà».

C’è poi un altro punto piuttosto importante: «Chiederemo che siano effettuati solo gli sfratti di casa in casa, quelli cioè dove è già prevista un’alternativa per chi viene cacciato. Non è possibile che le famiglie si presentino in qualche assessorato con le valigie in mano».

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