Gli ottocento pellegrini lodigiani oggi incontrano il Pontefice LA DIRETTA

Ieri la celebrazione in San Giovanni in Laterano presieduta dal vescovo Maurizio

Roma

Entra nel vivo il pellegrinaggio giubilare diocesano a Roma. Oggi 800 fedeli lodigiani (quelli già presenti nella capitale e quelli che si aggiungeranno dopo il viaggio partito nella notte da Lodi) guidati dal vescovo Maurizio, si ritroveranno per entrare verso la Basilica di San Pietro per attraversare la Porta santa e celebrare la Messa all’altare della Cattedra. Il momento più atteso sarà l’udienza generale con Papa Leone XIV in piazza San Pietro. Il gruppo di pellegrini partito alla volta di Roma giovedì, ieri mattina ha fatto visita alla tomba di Papa Francesco a Santa Maria Maggiore, la più piccola delle basiliche papali e l’unica dedicata alla Vergine e la più antica ad essa intitolata nell’Occidente cristiano. Grande l’emozione dei fedeli colpiti dalla sobrietà del sepolcro, costituito da una lastra di marmo con l’incisione “Franciscus” e sopra, incastonata sulla parete del loculo, una riproduzione in dimensioni maggiorate della croce pettorale che il Santo Padre era solito portare.

Dopo l’escursione ai Fori Imperiali, nel pomeriggio, il passaggio alla Porta santa di San Giovanni in Laterano, la cattedrale del vescovo di Roma dedicata al Santissimo Salvatore e ai due Giovanni, «il Battista, che battezzò Gesù aprendo i cieli della Divina Misericordia; l’Apostolo ed Evangelista, che scrisse le parole del Signore», come ha ricordato il vescovo Maurizio ai pellegrini nel corso della celebrazione eucaristica.

«Ci dà gioia la comunione con l’intera Chiesa di Lodi, insieme ai nostri cari vivi e defunti, che portiamo nel cuore - ha detto il presule che in questi giorni ha sottolineato a più riprese il legame fra quanti stanno compiendo il pellegrinaggio a Roma e l’intera comunità diocesana -. Ma il vincolo col Successore di Pietro ci assicura l’unità con tutta la Chiesa. Non invano sulla facciata è scritto il titolo di capo e madre di tutte le chiese della città e del mondo (caput et mater omnium ecclesiarum urbis et orbis)». Dopo il tema della “misericordia” affrontato nel primo giorno, monsignor Malvestiti si è soffermato sulla seconda parola del Giubileo, l’”indulgenza”. «Siamo perdonati se pentiti davanti al sacerdote confessore promettiamo il distacco dal peccato e l’impegno nella carità - ha rimarcato il vescovo Maurizio -. Misericordioso è Dio. Indulgente è Dio. Ci guarisce e rinnova i cuori nella fede e nella speranza. A nostra volta possiamo e dobbiamo essere misericordiosi e indulgenti privilegiando i poveri, i sofferenti nel corpo e nello spirito, le vittime di ingiustizia e violenza, auspicando la pace delle coscienze affinché si dilati ovunque cominciando dalla Terra Santa e dall’Ucraina. Perdonando cambiamo il futuro liberandolo da rancore, odio, vendetta, rileggendo il passato “con occhi più sereni seppur solcati dalle lacrime”». L’indulgenza permette di scoprire quanto sia illimitata la misericordia divina, ogni residuo e ogni ombra di peccato vengono rimossi dalla grazia di Dio. Il nostro “sì” «a questa grazia, che non si paga» è la condizione per ottenere l’indulgenza. Cristo «ha pagato per tutti portando su di sé le nostre infermità, addirittura facendosi peccato per riscattarci come figli e figlie. Il dono però ci è dato mediante il ministero della Chiesa guidata da Pietro che il Signore mantiene insieme ai fratelli vescovi nell’effusione pasquale dello Spirito Santo per la remissione dei peccati». Il vescovo Maurizio si è poi rivolto ai seminaristi e ai giovani che hanno condiviso il Giubileo: «Con affetto e convinzione ricordiamo che Cristo è sempre giovane: rivela il segreto della giovinezza e dell’autentica felicità, Lui, che nulla toglie e tutto dona: il segreto è donare la vita per non perderla, donarla con fede e speranza, per vivere nella carità, che mai finirà». Domani, domenica 7 settembre, è prevista la conclusione del pellegrinaggio giubilare diocesano, con la partecipazione di monsignor Malvestiti e dei pellegrini lodigiani alla Messa di canonizzazione di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis.

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