Gli aiuti dei lodigiani destinati ai terremotati non sono mai partiti

I beni donati per il terremoto di Amatrice sono fermi nel Lodigiano. A oltre due mesi di distanza dal sisma, la stragrande maggioranza di prodotti alimentari e beni di prima necessità raccolti a fine agosto dai gruppi di Protezione civile comunali, dalle associazioni di volontariato e dai gruppi spontanei sono ancora tutti o quasi nei depositi a Lodi e a Casale. E non si sa bene che fine faranno: dal Reatino non ci sono richieste.

La maggiore concentrazione è nel capannone in uso alla colonna mobile di protezione civile provinciale a Casale in zona Unilever. Qui sono finiti i prodotti donati a tanti gruppi di protezione civile del Lodigiano. Tra gli altri ci sono scatoloni per riempire due Tir con beni raccolti a Codogno, che aveva fatto da base per molti comuni della Bassa, e poi ancora prodotti raccolti da altri gruppi nella Bassa e nel Centro Lodigiano, e interi bancali donati direttamente da ditte e imprese. Ci sono scatoloni e scatoloni di dentifricio e spazzolini, prodotti per l’igiene, pannolini, vestiario, coperte, biancheria. E ancora prodotti alimentari, quasi tutti a lunga scadenza e non deperibili, per fortuna: pasta e scatolame soprattutto, pomodori, tonno, conserve. A Lodi, nel magazzino della protezione civile comunale, sono stoccati altri decine di scatoloni arrivati da alcuni comuni del centro lodigiano.

Non c’è dolo di alcun tipo, ma la macchina organizzativa non ha funzionato. La protezione civile della Provincia di Lodi aveva avvisato subito il giorno successivo al sisma di non fare alcuna raccolta, rinviando a poche specifiche richieste urgenti. Proprio queste sono le uniche ad essere state spedite nel Centro Italia. Altri beni sono stoccati, a disposizione delle centrale operativa di Regione Lombardia, in attesa di una chiamata che non arriva. Ma tutta la roba raccolta dai gruppi comunali e non richiesta ha un futuro incerto. Dopo lo stop alle raccolte, infatti, qualcuno come Lodi ha subito fermato ogni tipo di donazione, altri gruppi invece hanno proseguito per giorni e giorni, fino alla prima settimana di settembre. Un eccesso di generosità i cui nodi sono arrivati al pettine dopo: una volta appurato che non era in partenza alcun convoglio di aiuti da Lodi, si sono ritrovati con bancali e bancali di merce donata, ma non sapevano che farsene, dove metterla né tantomeno come mandarla in Centro Italia. E allora tutto è finito nel deposito della protezione civile provinciale in uso a Casale, dove sta ancora adesso. La stessa sorte è toccata alle raccolte di altre associazioni, come i Boy scout o il Vespa club di Lodi. Solo il gruppo Casalemilia di Casale ha inviato due Tir nella zona terremotata, da subito però raccogliendo solo i generi richiesti e organizzando in proprio il trasporto. I vari gruppi di protezione civile promotori delle raccolte, invece, vantano ancora oggi contatti continui e qualche tipo di accordo con organizzazioni nel Centro Italia, e sono in attesa del via libera. Ma il tempo passa e da Amatrice e dintorni non arrivano richieste. E allora qualche gruppo sta ragionando sulla possibilità di dare tutto ad associazioni di volontariato locali per l’assistenza ai bisognosi nel Lodigiano, pur di non vederli marcire nei depositi. Ma ci sono resistenze ed opposizioni di natura politica e più di un dubbio sul rispetto della volontà dei donatori. E la generosità dei Lodigiani rischia di restare ancora sugli scaffali.

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