Giustiziati per il costume, a Lodi le tracce dell’orrore

Condannati a morte per un costume da bagno: questa la colpa di una coppia di pakistani, giustiziata - nel 2011 nella provincia di Brescia - con la benedizione di Hafiz Muhammad Zulkifal, imam di Zingonia (Bergamo), accusato di essere uno degli esponenti di spicco di una cellula di Al Qaeda con base operativa a Olbia ma estremamente influente in Pakistan. L’imam è uno degli 11 presunti terroristi, arrestati lo scorso aprile, contro cui riprende stamane a Sassari il processo.

I diversi frammenti di conversazione in cui si fa riferimento al duplice omicidio, intercettati dagli inquirenti, sembrano trovare riscontro in un episodio del 2012 quando due stranieri, mai identificati, avevano chiesto a uno studio fotografico di Lodi di estrarre delle immagini da un cellulare. Una volta al lavoro, il titolare si era reso conto che le foto ritraevano una giovane pakistana con il volto tumefatto, le braccia amputate all’altezza dei gomiti e le gambe a quella delle ginocchia. Gli arti erano stati posizionati vicino al corpo «secondo la tecnica utilizzata dai talebani» , come rilevano gli inquirenti.

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