Giubileo e Seminario, la gioia è la radice comune
L’Intervento Il messaggio del vescovo Maurizio nella Giornata per il Seminario
Lodi
Strettissimo legame tra Giubileo e Seminario nella comune radice che è la gioia. Il salmo 126 osserva che il seminatore “nell’andare se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo per l’abbondanza del raccolto”. In verità, la semina stessa non manca della sua gioia. È gioia pacata, certamente. Gioia persino guardinga e talora fortemente insidiata dall’incertezza. Ma per chi crede che è l’Amore a chiamare, la promessa di gioia fin dall’inizio appare sicura e irrevocabile.
Il primo sì è un misto di timore e tremore, che già avverte il progressivo imporsi della gioia. Il primo sì è come il seme consegnato alla terra. Lo attende l’imprevedibile successione di tempi e condizioni. Ma non manca la percezione di una riserva di gioia disposta a prorompere quando il sì diverrà definitivo, passando il testimone alla fedeltà, la sola che garantisce qualità e abbondanza del raccolto.
Quale gioia può competere con quella di un giovane che vince il dubbio e il timore con un sì condiviso dapprima solo col Signore, poi con pochi amici del cuore e forse con qualche familiare. Progressivamente aumentano però le persone che intravedono la scelta e ricevono conferma dalla gioia che traspare fresca e vera nella parola e nei gesti benché il Signore disponga per ciascuno la verifica con fantasia d’amore insuperabile. Persino, chiedendo le lacrime affinché nessuno giunga al termine del cammino senza aver scelto il solo Amore (cfr 1Gv 4,8). Senza questa prova non si dà gioia. Come l’oro vagliato nel fuoco, il Signore ci dona questa esperienza per non illuderci e consentirci di legarci strettamente a Lui solo per rimanere in Lui dopo ogni conquista ed ogni sconfitta.
Giubileo e Seminario legame fecondo. Il simbolo per ambedue è la porta aperta. È ancora Giovanni a riferire che il Pastore Buono proclama: “Io sono la porta” (10,9). Porta spalancata è il Cuore di Cristo, misericordia e indulgenza del Padre nel dono dello Spirito. Giubileo e Seminario aprono le porte affinché entriamo in libertà per trovare il senso del vivere nell’amore che si fa dono esclusivo e definitivo.
Giubileo e Seminario si incontrano nell’altra componente essenziale del pellegrinaggio. Andare a Cristo penitenti e ricevere largo perdono e gioia di salvezza è il perché del Giubileo. E ogni Seminario è un peregrinare nella vita spirituale, in quella culturale, nell’esperienza comunitaria e nel servizio pastorale nelle comunità affinché si apra la porta dell’ordinazione dalla quale ripartire con rinnovata responsabilità ad animare il grande pellegrinaggio ecclesiale missionario verso la celeste Gerusalemme.
Giubileo e Seminario si incontrano infine nella speranza, che non delude perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori dallo Spirito (cfr Rm 5,5). È il grande artefice della comunione, lo Spirito, e forgia i discepoli che diverranno pastori affinché confidino nel solo Amore nella consapevolezza che nel dono di sé umile, generoso e fedele nulla ci è tolto e tutto ci è dato. Avendo Cristo, come non ci darà il Padre ogni altra cosa insieme con Lui? (cfr Rm 8,32). Saremo segni di speranza rimanendo pellegrini, rincuorati dalla certezza che il cammino già sconfina con la meta sulla parola del Maestro, che dichiara: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14,6).
Con Lui e con tutti i battezzati, i seminaristi, avvicinandosi sempre di più ai presbiteri e al vescovo, garante della comunione col successore di Pietro pastore della chiesa una e santa, vedranno germogliare la fedeltà per contribuire fin d’ora – come chiede Papa Leone - ad “edificare comunità cristiane aperte, ospitali e accoglienti, nelle quali le relazioni si traducano in mutua corresponsabilità a favore dell’annuncio del Vangelo”.
+ Maurizio, Vescovo
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