GALGAGNANO A 77 anni e con tre infarti alle spalle ha perso il medico di famiglia

«Gli hanno cancellato la residenza e non può aver diritto al domicilio sanitario: sulla base di due vecchie circolari i diritti costituzionali sono calpestati»

Settantasette anni, tre infarti alle spalle con intervento chirurgico e il diabete, ma a giugno si è ritrovato all’improvviso senza residenza e senza medico. E non ne può chiedere un altro perché il Comune di Galgagnano dove l’uomo abitava l’ha cancellato dall’anagrafe. Il motivo? Non ha più il domicilio in quel paese, si è separato dalla compagna e si è trasferito a vivere da amici a Lodi, lasciando in uso alla donna la casa che hanno in comproprietà.

Il signor Francesco Negroni ha scoperto di essere senza medico quando si è recato da lui, nell’ambulatorio di Montanaso, per farsi prescrivere le medicine.

Il suo avvocato Matteo Longhin è infuriato, per la «fretta del Comune di cancellare dall’anagrafe un uomo di 77 anni cardiopatico» e per la risposta dell’Asst che, racconta l’avvocato, costringe Negroni ad «andare ogni volta che ha bisogno di una ricetta per la sua patologia in pronto soccorso».

«Con la mia pensione di invalidità di 1200 euro non riesco a trovare una casa in affitto a meno di 500 euro - dice Negroni - e non posso accedere agli immobili popolari perché sono proprietario di casa».

La sindaca dice di essere con le mani legate: «Non possiamo dargli la residenza fittizia perché Negroni ha dichiarato di essere domiciliato a Lodi - spiega Benedetta Pavesi -. Non abitando più qui abbiamo dovuto cancellargli la residenza. Deve chiedere quella fittizia a Lodi o nel comune di nascita».

«Si tratta di una situazione incresciosa - lamenta l’avvocato -. Quello che ha fatto il Comune di Galgagnano è legittimo, anche se non si capisce la fretta di farlo. Sconcertante è stata la risposta dell’Asst che, in base a una circolare del ministero della salute del 1984 e l’accordo della conferenza Stato-Regioni del 2003, mi ha scritto che è garantita l’assistenza ai cittadini domiciliati nei comuni lombardi, purché in possesso di una residenza in Italia, per motivi attinenti al lavoro, allo studio o alla salute. Non si capisce cosa significhi e poi trovo assurdo che per l’assenza di residenza, in base a due circolari di 39 e 20 anni fa, non sia possibile eleggere il domicilio sanitario per questa persona. Due vecchie norme valgono più dell’articolo 32 della Costituzione? Parliamo di una persona che ha bisogno di farmaci per il cuore. Non ha diritto al gratuito patrocinio e neanche al medico di famiglia. Due diritti fondamentali come la giustizia e la sanità sono calpestati sulla base di due circolari “dell’ante guerra”. Adesso proveremo a rivolgerci al Comune di Lodi che assegna ai senzatetto un domicilio fittizio in via Tarantasio 1, una strada che non esiste, ma consente alle persone di avere assistenza. Vediamo se il problema si risolve».

L’articolo a firma Cristina Vercellone è sul «Cittadino» del 28 settembre 2023

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