Futuro delle Province, il tempo stringe

Si stringono i tempi per dare un futuro al territorio. Settimana prossima il Consiglio delle autonomie locali sarà chiamato a decidere. L’organismo regionale farà la sua proposta per il riordino delle Province. Intanto emergono divergenze nel fronte lodigiano. Il presidente di palazzo San Cristoforo è stato netto: «Mancano le condizioni per esprimere una proposta sulla riorganizzazione degli enti – sostiene Pietro Foroni – chiedo che il consiglio non esprima alcun parere. Per ora la questione dal punto di vista normativo mostra diverse lacune e tanti limiti». Diversa la linea del sindaco di Lodi, Lorenzo Guerini, che ha aperto alla possibilità di una proposta di revisione dei confini provinciali.

È questo quanto emerso ieri mattina a Milano nella riunione dell’ufficio di presidenza del Consiglio delle autonomie locali (Cal), in attesa del voto finale che dovrà essere espresso dall’assemblea di Cal il 2 ottobre. «Ritengo che l’organismo non aveva elementi per fare una proposta sensata – afferma Foroni - infatti ho dato parere negativo al momento della votazione, proprio perché sono tante e serie le motivazioni che non possono essere valutate da questo consiglio». Per il presidente della Provincia di Lodi è il governo che deve intervenire per fare chiarezza, deve fare in modo che i servizi sul territorio non vengano in alcun modo toccati. E poi ha ribadito la sua ipotesi di un matrimonio tra Lodi e Cremona: «Nonostante le difficoltà, siamo stati coerenti con i principi di congruità territoriale vagliando attentamente tutte le possibilità che potessero dare una parvenza, seppur risicata, di continuità territoriale e preservando il lavoro fatto in vent’anni dall’istituzione della Provincia. Vogliamo respingere con forza l’ipotesi, peraltro utopistica, di un allargamento territoriale del Lodigiano fino a Mantova».

Rimane anche sullo sfondo il ricorso alla magistratura per annullare il provvedimento di revisione dei confini provinciali. «Noi abbiamo presentato un ricorso al Tar del Lazio che sarà discusso il 10 ottobre prossimo. Oltre a questo ci sono Province che pur rientrando nel decreto di riordino non hanno fatto alcuna proposta – aggiunge Foroni -. Il consiglio non può quindi decidere per Varese, Monza e Brianza così come altre realtà territoriali e io non mi sento legittimato a farlo. Non è un problema di responsabilità, ma vorrei ricordare che Cal non è un organo con criteri di collegialità ma ha ruoli ben diversi, ossia, deve conciliare le diverse proposte attraverso una linea condivisa da tutti, che tenga conto delle diversità e delle esigenze di ciascuno, e solo in quel momento inoltrare eventuali proposte a Regione Lombardia».

Nel corso della riunione si è anche delineata la bozza di proposta che verrà esaminata dall’assemblea del Consiglio delle autonomie locali, composta sia da Guerini che da Foroni. L’ipotesi è quella di stabilire una deroga ai criteri fissati dal governo per la Provincia di Mantova, una deroga per quella di Sondrio, prevedere un maxi territorio che unisca Lecco, Como, Varese e Monza-Brianza, e lavorare per un’unione tra Lodi e Cremona. Non verrebbero toccate invece le Province di Brescia, Bergamo e Pavia, perché già in linea con i parametri, mentre Milano diverrà città metropolitana.

«Ho dato il mio sostegno ad un’ipotesi di matrimonio Lodi- Cremona – dice Guerini - e poi chiedo che il Cal dia il suo parere alla Regione, che come giunta ha già deciso di fare la sua proposta al governo». Infine potrebbero anche aprirsi nuovi scenari per il Lodigiano. Il Consiglio provinciale di Piacenza ha infatti dato il via libera a una richiesta di referendum. Piacenza vuole rompere il suo rapporto con l’Emilia Romagna e entrare a far parte della Lombardia. Il documento sarà depositato all’ufficio centrale referendum della Corte di Cassazione, la quale avrà un mese di tempo per decidere se il referendum è ammissibile.

Matteo Brunello

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