Furto di pantaloni alla Faustina

Una sera di aprile del 2009 due nuotatori non avevano più trovato i pantaloni ed erano tornati

a casa in costume, ladri filmati negli spogliatoi

Nella storica piscina della Faustina, dato il ripetersi di furti negli spogliatoi, il Comune di Lodi aveva installato un sistema di videosorveglianza con registratore, ma, una delle poche occasioni nelle quali il sistema ha portato a individuare i presunti ladri, proprio la presenza della videosorveglianza in un ambito sensibile come è il luogo in cui i bagnanti si cambiano ha scatenato un’aspra battaglia legale nell’aula del tribunale.

La vicenda giudiziaria, per la quale ieri due trentenni (L.M. di Vigevano e F.S. di Lodi) sono stati condannati a 6 mesi di reclusione per furto, con pena sospesa, ha origine il 7 aprile del 2009, quando due giovani lodigiani che si erano concessi una nuotata dopo le 19, al momento di recuperare gli abiti per rincasare, non avevano più trovato pantaloni e cinture. I portafogli erano fortunatamente riposti negli armadietti e sono stati risparmiati. Un danno da 50 - 100 euro in tutto, ma i due utenti comunque avevano segnalato l’accaduto al personale della Faustina. Che, con l’ausilio di un tecnico, aveva visionato i filmati delle telecamere, individuando l’azione di due ragazzi che, dopo aver appoggiato un accappatoio sugli appendiabiti sui quali c’erano i pantaloni dei due giovani che stavano nuotando, ripiegavano il tutto per andarsene con il “bottino” senza farsi vedere. Tre giorni dopo si erano ripresentati alla Faustina due ragazzi riconosciuti dal personale come gli autori del furto, e a quel punto i responsabili della piscina avevano allertato la questura, con conseguente identificazione dei due sospetti, e i nuotatori derubati avevano formalizzato la querela. Si è così arrivati al processo. Ma il difensore dei due imputati, l’avvocato Pier Antonio Rossetti di Melegnano, ha eccepito l'inutilizzabilità dei filmati: «Recentemente il garante della privacy ha imposto la rimozione di videocamere proprio dagli spogliatoi di una piscina - ha sottolineato il legale -. Inoltre uno dei derubati ha testimoniato di non aver notato i cartelli che indicavano la presenza di telecamere. E i filmati si possono conservare per una giornata, qui sembra che siano stati mantenuti per un tempo maggiore. Inoltre, la qualità delle immagini non permette un’identificazione sicura». Il giudice Stefania Letizia motiverà tra qualche settimana la sentenza di condanna, è probabile l'appello. L’ammissibilità delle prove filmate è a discrezione del giudice, chiamato a bilanciare il diritto alla privacy con quello all’individuazione degli autori dei reati.

La vicenda giudiziaria è iniziata nel 2009, battaglia in aula per le registrazioni del sistema di videosorveglianza

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