Fratelli d’Italia: no alla fondazione

Quanto sta accadendo sul futuro di Santa Chiara è a dir poco strumentale e speculativo, difatti crediamo che innanzitutto ci siano due aspetti da tutelare e senza dei quali non ci sarebbe poi nessuna gestione aziendale sia essa pubblica o privata. Queste due figure sono i lavoratori da una parte e gli ospiti con le loro famiglie dall’altra. Occorre fare una serie di passaggi al fine di meglio comprendere la questione normativa dell’attuale Santa Chiara, infatti la LR 1 del 21 2 2003 ha istituito le ASP ed ha stabilito che è possibile trasformare le ex IPAB in fondazioni di diritto privato: “…ovvero in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro, con il vincolo del rispetto degli interessi espressi dalle tavole fondative e dagli statuti originari”(art.1 lr nr.1 13/2/2003).

Nella trasformazione la legge ha sempre inteso tutelare i lavoratori infatti è espressamente previsto dall’art 3 comma 6,:“La trasformazione delle IPAB in persone giuridiche di diritto privato senza scopo di lucro o in ASP, così come la fusione di IPAB di cui all’articolo 5, non costituiscono causa di risoluzione del rapporto di lavoro con il personale che, alla data di adozione degli atti di trasformazione o di fusione, abbia in corso un rapporto di lavoro; eventuali contratti di lavoro a termine sono mantenuti fino alla scadenza. Il personale conserva la posizione giuridica, nonché i trattamenti economici fondamentali ed accessori in godimento, compreso l’anzianità maturata”. Solo le ASP sono soggetti di diritto pubblico ai sensi dell’art.7.

Per questo motivo in queste strutture c’è l’obbligo del principio della distinzione tra poteri di indirizzo e programmazione ed i poteri di gestione . È questo che si teme in realtà?

Un direttore, con i giusti requisiti, che potrebbe mettere in discussione scelte e linee di interesse di questa maggioranza e dei suoi alleati d’affari?

La LR 2/2012 ha dato, in conformità alla normativa nazionale, maggiori responsabilità al direttore della struttura. Il consiglio di amministrazione è diventato un consiglio di indirizzo, ma con poteri che impediscono la svendita del patrimonio e la cessione dei servizi, come della dotazione del personale. Consiglio che prevede, su 5 membri, due di nomina del Comune ed uno da parte degli eredi dei fondatori e da soggetti di tutela individuati dallo statuto, comunque tutti rappresentanti locali (quindi tutta questa mobilitazione nel costituire un comitato locale a garanzia che vi entrino dei rappresentanti locali nella Fondazione pare davvero fuori luogo…).

Quale rischio di spossesso ci potrà mai essere se la maggioranza dei componenti del consiglio di indirizzo sono di nomina locale?

Tant’è che spetta in ogni caso al consiglio di indirizzo:

a) approvare lo statuto e le relative modifiche;

b) approvare i regolamenti dell’ente e le relative modifiche;

c) approvare i bilanci e il conto economico su proposta del direttore generale;

d) approvare i piani e programmi dell’ente in coerenza con gli atti di programmazione regionale in materia;

e) deliberare la dismissione e l’acquisto di beni immobili su proposta del direttore generale;

f) approvare la dotazione organica dell’azienda su proposta del direttore generale;

g) approvare la costituzione e la modificazione delle forme associative ammesse per legge, ivi comprese le fusioni e gli accorpamenti;

Non si può neanche omettere che il direttore generale è proposto dalla Regione, ma è approvato dal consiglio di indirizzo. Avete il dubbio che sia venuto per danneggiare i lodigiani??...Non nominatelo quindi secondo il ragionamento fatto pocanzi se avete perplessità !

Tra l’altro la proposta della Regione sul nominativo viene fatta d’intesa con il sindaco del Comune! (qualcuno ha letto il comma uno dell’art.9…?)

Tra le questioni che non ci convincono è l’ennesimo tentativo di attribuire compensi ai componenti del Consiglio. Nella finanziaria 2010 (L.30 luglio 2010, n. 122) al comma 2, dell’art. 6 il legislatore ha previsto che a decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto legge n. 78 “la partecipazione ad organi collegiali, anche di amministrazione, degli enti che comunque ricevono contributi a carico delle finanze pubbliche, nonché la titolarità di organi dei predetti enti sia onorifica, fatto salvo il diritto al riconoscimento di gettoni di presenza, ove previsti, di importo non superiore ai 30 euro giornalieri”. Allora da cosa deriva la proposta di 1200 euro mensili al Presidente e gettoni da 50 e 100 € ai componenti del consiglio di amministrazione …?? (questo è quanto è apparso sulla stampa locale).

È questo l’altro problema? Tornare a conferire la mancia agli amici che saranno nominati, guarda caso quegli amici nominati “nel nome della lodigianità”?

Una dedizione ed una messa in campo di intellighenzia locale senza precedenti. Sorprende in tutto questo l’atteggiamento del Sel e di quella parte della Sinistra che tanto andava sventolando la difesa “dei più deboli, dei lavoratori e la tutela della cosa pubblica al fine di non favorire qualcuno”, ma del resto la sinistra non esiste più è tutta presa a difendere le poltrone assegnatigli in Giunta Comunale, tanto da sacrificare i lavoratori dell’ASP Santa Chiara che ad assoluta maggioranza attraverso un legittimo e democratico referendum distribuito ai cittadini e lavoratori ha respinto in modo quasi plebiscitario l’ipotesi di trasformazione in fondazione dell’ente. Non avevamo altresì dubbi sul silenzio assordante di alcune liste civiche che hanno amministrato per parecchi anni con la sinistra di Guerini- Uggetti fino a 8 mesi fa, che ravvedutesi sulla via di Arcore hanno fatto il salto della quaglia facendosi sponsorizzare da FI e Lega Nord perdendo le elezioni, e che in questa partita sono totalmente silenti e forse con il loro tacito silenzio approvano l’asse PD e FI nel portare avanti la trasformazione in Fondazione.

Occorre essere corretti e dire che all’inizio di questa discussione di trasformazione dell’ente anche a noi di FdI, ormai qualche mese fa, avevano illustrato taluni soggetti l’operazione utile e vincente e quindi poteva sembrare una strada possibile ma, come sempre ci appartiene come modo di agire in politica, entrando nel merito e confrontandoci con lavoratori e cittadini ci ha portato a sostenere con convinzione le ragioni racchiuse nelle posizioni di tutti i cittadini e delle sigle sindacali come Confsal, Cisl e Uil.

Ecco a cosa siamo arrivati ad accusare la Regione Lombardia di ordire piani di spossessamento dei patrimoni lodigiani, per giustificare una operazione di bassa politica locale, una misera spartizione di poltroncine ed è per questo che proprio nei prossimi giorni ci sarà un’importante incontro con i nostri rappresentanti in Regione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA