Formigoni: «Non accorpate le Province»

Il governatore al «Cittadino»: «Devono rimanere 12»

«Dodici sono le Province della Lombardia, dodici devono rimanere. La prospettata decisione del governo di sopprimere una parte di esse non ci trova per nulla d’accordo».

Parola di Roberto Formigoni. Il presidente della Regione Lombardia lo ha sottolineato in un colloquio telefonico avuto nella prima serata di ieri con il direttore del «Cittadino».

«La Lombardia - ha ribadito il governatore - è in una situazione particolare dal punto di vista dell’estensione territoriale, della popolazione e della virtuosità. Le nostre Province sono tutte virtuose. La Lombardia è la regione che produce più tasse, che ha il Pil più alto. E il 67% degli investuimenti stranieri si trovano nella nostra regione. Sono questi i motivi che mi hanno spinto a chiedere ufficialmente al governo di lasciare così come sono le attuali 12 Province e di non procedere con il riordino».

È questo il succo della posizione ufficiale espressa dalla giunta della Regione, che ha approvato appunto su proposta di Formigoni e di concerto con l’assessore al bilancio Romano Colozzi, una delibera sul tema del riordino delle Province in base a quanto previsto della legge nazionale sulla spending review. La giunta ha espresso e trasmesso al governo queste considerazioni senza una proposta formale di accorpamento delle Province, dal momento che il consiglio regionale, competente in materia in base a norme statutarie, non si è pronunciato nei tempi stabiliti dalla legge nazionale.

«Noi - ribadisce Formigoni - abbiamo chiesto al governo di mantenere inalterata la situazione delle nostre Province, tenendo conto che si tratta di enti in una situazione di buona amministrazione e come tali rientrano pienamente nelle norme e nei limiti stabiliti dalla legge».

E poi è necessario che il governo - sottolinea il governatore - «valuti con attenzione la peculiarità specifica sia territoriale sia demografica della Lombardia che, con l’attuale articolazione territoriale fondata su dodici Province con una media di oltre 800.000 abitanti, non costituisce certo una caso di ingiustificata parcellizzazione territoriale». D’altra parte «la modifica di tale equilibrio rischierebbe seriamente di depauperare, in misura difficilmente sostenibile, i livelli dei servizi per i cittadini a livello decentrato».

Il provvedimento della giunta regionale fa seguito al pronunciamento del Cal, il consiglio delle autonomie locali del 2 ottobre scorso, in cui si chiedeva «in prima istanza che il territorio lombardo mantenga, a livello provinciale, l’attuale configurazione», ribadendo che la Lombardia «è la regione più virtuosa e competitiva non solo a livello nazionale ma anche in Europa». Non solo. Il 12 ottobre la giunta regionale ha deliberato di presentare ricorso alla Corte costituzionale contro la legge di riordino delle Province e delle loro funzioni. Con la delibera in questione, la Regione Lombardia, pur confermando «la piena disponibilità del presidente e della giunta a garantire la necessaria collaborazione con le sedi istituzionali statali, segnala in particolare la necessità che, nel mettere mano al riassetto degli enti provinciali, si distingua tra enti che creano dissesto alle finanze pubbliche ed enti che invece garantiscono l’equilibrio di bilancio».

Alla domanda che abbiamo posto ieri a Formigoni su quali saranno ora le decisioni che verranno assunte a Roma a tale proposito, ci ha risposto che «il governo ha un potere superiore al nostro».

E ha subito aggiunto: «In Lombardia è già consolidato un vero e proprio sistema di autonomie territoriali, che collaborano tra loro e che la Regione sostiene. Esempio importante in questo senso è il patto di stabilità territoriale, attraverso il quale nel 2012 Regione Lombardia ha messo a disposizione degli enti locali un plafond finanziario di 210 milioni di euro, una cifra triplicata rispetto ai 70 milioni dello scorso anno, per consentire loro di effettuare investimenti altrimenti impossibili a causa del blocco imposto dal Patto di stabilità nazionale, pagare rapidamente imprese e fornitori, garantire servizi ai cittadini e realizzare opere pubbliche».

Sulla decisione assunta all’unanimità dalle 12 Province lombarde di uscire dall’Upi perché non si sentono più rappresentate da un ente che continua a portare avanti una difesa generalizzata delle Province ignorando che l’efficienza in alcuni territori, come in Lombardia, non solo esiste già ma dovrebbe essere incentivata e presa ad esempio, Formigoni non ha avuto peli sulla lingua: «È una decisione fondata, questa, che ha un suo significato. Voglio sottolineare che questo gesto forte è stato assunto all’unanimità dai presidenti delle Province che appartengono ai diversi schieramenti politici».

Infine, circa il futuro della compagine regionale, Formigoni ci ha dichiarato che si voterà nei prossimi mesi. La prima data utile è il 16 dicembre. l’ultima il 27 gennaio. Spetterà al prefetto indicare la più congrua».

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