Fondo anticrisi, fiume di richieste

L’assessore Silvana Cesani: «I problemi più grossi sono il lavoro e gli sfratti. I comuni sono

in seria difficoltà»

All’“assalto” dei servizi sociali. Nelle scorse settimane un fiume di richieste ha travolto il Broletto, si tratta delle domande presentate per ottenere un contributo attingendo dalle casse del fondo di solidarietà. «Negli ultimi mercoledì - osserva l’assessore alla partita, Silvana Cesani - sono arrivate circa 80 richieste per ogni giornata, senza contare quelle pervenute nel resto della settimana. Un afflusso rilevante, anche se non è detto che tutti abbiano poi i requisiti per ottenere un aiuto».

Il Comune di Lodi ha stanziato 30mila euro per l’assegnazione di un sostegno mensile di 400 euro per un massimo di 6 mesi, un’iniziativa destinata ai disoccupati.

La crisi ha moltiplicato il numero dei lodigiani che ogni settimana bussano alla porta del Broletto. «I problemi più grossi sono due - spiega Cesani, alla guida della lista Lodi comune solidale -: il lavoro e gli sfratti. Persone che non hanno mai avuto bisogno dei servizi sociali si presentano in Comune perché rimaste senza lavoro e ne devono trovare un altro. Ci sono poi famiglie con lo sfratto in esecuzione, gente che non riesce più a pagare il mutuo e le bollette. Oltre al contributo, si cerca di dare più servizi alle famiglie, anche a favore dei figli che vanno a scuola».

Uno dei problemi grossi secondo Cesani è rappresentato anche dalla “voucherizzazione” dei servizi. «Da due anni - spiega l’assessore, riprendendo il discorso enunciato durante l’ultimo consiglio comunale - la Regione non finanzia più il sistema dei servizi, ma assegna dei fondi alle famiglie per consentire loro il ricovero di sollievo o l’assistenza a domicilio. Il problema è che i voucher arrivano copiosamente, ma solo per i disabili gravi e le persone gravemente non autosufficienti. Abbiamo addirittura soldi per persone che non ne hanno neanche fatto richiesta. Per i disabili più lievi e i casi meno gravi, invece, i soldi non ci sono. Parliamo, per fare solo un esempio, dell’educativa scolastica. I Comuni sono in seria difficoltà e non sanno più dove prendere i soldi per questi servizi, dovendo farsi carico anche delle rette per l’inserimento delle persone nelle strutture. Quando è stata approvata questa delibera, l’Anci regionale e le organizzazioni del privato sociale si erano dette contrarie. Oggi c’è un’ottima collaborazione con l’Asl, ma se passa la riforma dell’Azienda sanitaria e Lodi si unisce a Pavia, Mantova e Cremona, le forme di rapporto cambiano e la situazione si complica ulteriormente». Riuscire ad incidere sul sociale poi sarà un dramma.

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