Fiorani e Landi assolti in appello

Dopo una lunga camera di consiglio la corte d’appello di Firenze ieri pomeriggio ha assolto con formula piena “perché il fatto non sussiste” tutti gli imputati per appropriazione indebita in relazione all’aumento di varie voci di spesa per circa 60mila conti correnti della Cassa di risparmio di Pisa, addebitate ai correntisti il 31 dicembre del 2004. Sul banco degli imputati per questa vicenda erano finiti Gianpiero Fiorani, Paolo Landi e Alessandro Leo, nella veste rispettivamente di amministratore delegato della Banca Popolare di Lodi, direttore centrale affari commerciali del gruppo e di direttore generale della Cassa di risparmio di Pisa, tutti condannati in primo grado a Pisa, nel febbraio del 2011, a due anni di carcere e 700 euro di multa, oltre a Pierfrancesco Pacini, Vincenzo Littara, Giovanni Biondi e Federigo Federighi, componenti del cda della Caripisa all’epoca dei fatti contestati, nel dicembre del 2004, condannati in primo grado a un anno e otto mesi di carcere e 550 euro di multa.

Secondo la procura pisana si era trattato di spese “a sorpresa” imposte ai correntisti poco dopo l’acquisizione delle Casse toscane da parte del gruppo della vecchia Banca Popolare di Lodi, secondo la difesa, per l’ex ad affidata agli avvocati Michele Apicella di Lodi e Cesare Cicorella di Busto Arsizio, sarebbero state invece applicate regole uguali per tutti i correntisti, con rincari basati sull’effettiva fruizione di servizi relativi alla gestione dei depositi bancari. Per accuse analoghe Fiorani aveva patteggiato 7.340 euro di multa a Lucca, mentre le inchieste “gemelle” di Lodi e di Firenze erano state archiviate senza che fosse esercitata l’azione penale.

«A mio parere questo processo, come molti altri, era nato in un clima di bagarre mediatica sul “caso Popolare” - commenta a caldo l’avvocato Apicella -, mentre eravamo sempre stati certi che si sarebbe arrivati all’assoluzione. E le assoluzioni per Fiorani stanno diventando tante: i processi per usura a Sciacca e Campobasso, solo per citarne alcuni».

Fiorani, espiate le condanne già definitive, attualmente è ancora impegnato, in appello, nei processi per il crack Parmatour (3 anni e 8 mesi in primo grado) e per il residuo di accuse (un anno e 8 mesi di carcere) dopo il patteggiamento per Antonveneta.

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