Famiglie e parrocchie

adesso devono allearsi

lungo la via della fede

«Il grembo familiare è il luogo privilegiato in cui la fede può crescere e consolidarsi», con queste parole, don Bassano Padovani, direttore dell’Ufficio catechistico regionale, ha inaugurato il Convegno catechistico diocesano che si è svolto sabato pomeriggio presso il seminario vescovile.

Tema privilegiato di quest’anno, la sinergia educativa tra catechisti e genitori, troppo spesso poco collaborativi e distanti nelle scelte di educazione alla fede. Il vescovo di Lodi, Giuseppe Merisi, ha assistito all’avvio dei lavori, estendendo il suo saluto e i suoi ringraziamenti ai circa cento presenti e ricordando la grande attualità degli argomenti trattati: «L’attenzione alle famiglie, anche in previsione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, inizia a partire dalla pastorale familiare, poi dalle comunità parrocchiali e dalle attività catechistiche. Fondamentale, in questo senso, è la formazione dei catechisti, che deve avvenire sia a livello personale che professionale con l’uso di strumenti specifici e aggiornamenti».

Raffella Capetti, catechista della diocesi di Torino, è stata protagonista del primo intervento pomeridiano, raccontando la sua significativa esperienza: «L’anno scorso, dopo 19 anni di servizio in parrocchia, alcune considerazioni mi hanno portato a sentire l’urgenza di un cambiamento. La prima di queste ha riguardato la forte distanza ormai creatasi tra catechisti e genitori, la seconda l’incapacità crescente dei bambini a fare vita di gruppo e pertanto la necessità di dividerli per poterli gestire e infine la poca attrattiva esercitata sui piccoli e le loro famiglie da una comunità parrocchiale ormai vecchia e chiusa».

Dopo un paio di mesi di riflessioni, Raffaella e gli altri educatori hanno deciso di non aprire le iscrizioni al catechismo per l’anno successivo. Ai genitori, che chiedevano spiegazioni, è stata offerta la possibilità di cominciare un percorso nuovo che prevedeva il loro coinvolgimento durante le lezioni: un adulto ogni cinque bambini, «perchè i piccoli sentono importante solo ciò che lo è anche per i grandi».

Alla catechesi del martedì e del sabato si sono aggiunti gli incontri serali del venerdì tra catechisti e genitori, per lavorare insieme sui testi biblici poi riproposti ai bambini. Esperienze che si sono rivelate vincenti per famiglie e parrocchia. Il successo finale dell’esperimento, infatti, ha confermato l’utilità della rottura rispetto ai tradizionali, ma meno efficaci metodi educativi.

I catechisti intervenuti al convegno si sono ampiamente confrontati su questa testimonianza, valutandone punti di forza ed eventuali criticità.

Don Geppe Coha dell’Ufficio catechistico di Torino ha quindi intavolato l’intervento conclusivo, imperniato su questa riflessione centrale e ben riassuntiva dell’intero incontro: «Abbiamo ormai preso coscienza che il modello catechistico va rinnovato. Resta forse ancora da superare la contrapposizione tra famiglia e Chiesa che si potrebbe emblematicamente ricomporre nell’espressione «Chiesa come Famiglia di Dio”, usata da Giovanni Paolo II nell’Esortazione Apostolica Post-Sinodale, Ecclesia in Africa, del 1995. L’immagine pone l’accento su tre parole chiave: accogliere, ascoltare e fare alleanza- prospettive che sia la casa natale che la Chiesa possono offrire nei rispettivi ambiti».

Angelika Ratzinger

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