Ex Polenghi, tagliati 38 lavoratori

All’ex Polenghi tira aria di tempesta. Nella giornata di martedì Newlat, società leader nei mercati del latte e dei derivati, nella pasta e nei prodotti da forno, ha annunciato una pioggia di licenziamenti su tutto il territorio nazionale e la città del Barbarossa non è stata risparmiata. Per il sito produttivo di San Grato sono previsti 38 esuberi su un totale di 89 addetti: un fulmine a ciel sereno per tutti, soprattutto per i sindacati: Cgil, Cisl e Uil hanno immediatamente convocato un’assemblea con i lavoratori per la giornata di domani, ieri i volantini hanno iniziato a circolare in azienda. L’agonia di quello che era considerato il gioiello dell’industria latterio-casearia lodigiana sembra quindi non avere fine.

Secondo quanto appreso, la motivazione indicata nella comunicazione inviata alle parti sociali è legata alla scadenza del contratto con Parmalat previsto entro la fine dell’anno e al momento di difficoltà che il settore sta attraversando. In particolare, Newlat avrebbe sollevato i problemi relativi al calo della produzione: -25 per cento per il mascarpone, -20 per cento per la ricotta e -30 per cento per la mozzarella.

L’amministratore delegato della società, Stefano Cometto, ha parlato di 32 licenziamenti in arrivo per la Buitoni di Sansepolcro, in provincia di Arezzo, lo storico produttore di pasta. Nel fax inviato ai sindacati e agli enti locali delle realtà in cui il gruppo opera, il numero uno di Newlat ha parlato della «necessità di avviare con urgenza, benché nel pieno rispetto dei termini di legge, la procedura di licenziamento collettivo» per la messa in mobilità di 234 lavoratori distribuiti negli stabilimenti di Sansepolcro, Reggio Emilia, Lodi, Roma, Pozzuoli, Lecce, Eboli, Bologna e Corte dei Frati. Cometto ha ricordato che tra il 2000 e il 2008, la società ha registrato «risultati fortemente negativi». Nel 2008 la Newlat ha acquisito il ramo d’azienda Buitoni dalla Nestlé. Benché abbia investito 10 milioni di euro nel sito di Sansepolcro, la crisi e la riduzione dei consumi, spiega l’ad, spingono alla riorganizzazione e ai 32 esuberi. È possibile, a questo punto, che la questione venga affrontata attraverso un tavolo di confronto a livello nazionale.

Sul territorio Cgil, Cisl e Uil sono già in allarme, tuttavia i segretari di categoria preferiscono aspettare l’assemblea dei lavoratori prima di rilasciare dichiarazioni sulla situazione dell’azienda e sulle iniziative che potranno essere intraprese. Gianluca Grazioli per la Fai Cisl, Paolo Zanetti per la Flai Cgil e Domenico Ossino per la Uila dovranno seguire la delicata trattativa, tutti e tre sottolineano che la notizia ha avuto l’effetto di una doccia fredda, anzi, gelata.

«Non ne sapevamo nulla - dice Grazioli -, così però si azzera un terzo dei dipendenti, non conosco i progetti dell’azienda ma già oggi l’impiego di sole 89 persone in una struttura di quella portata è ridicolo. Ciò che ci preoccupa è il fatto che tra molti lavoratori non hanno i requisiti per la pensione». Zanetti ribadisce la necessità di un confronto con i dipendenti e sottolinea che il contratto collettivo prevede il diritto d’informazione, specie quando ci sono dei licenziamenti in vista: «Non si mettono i lavoratori di fronte al fatto compiuto».

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