Ex Polenghi, in campo Guerini e Guidesi

Immediata convocazione di un tavolo di crisi al quale esaminare le strategie industriali del gruppo Newlat, per giungere quindi ad una soluzione della vertenza occupazionale in corso in grado tanto di tutelare i dipendenti quanto di favorire il rilancio dell’azienda.

Lo chiedono i parlamentari lodigiani Lorenzo Guerini (Pd) e Guido Guidesi (Lega Nord), autori di una interrogazione a risposta scritta ai Ministri dello sviluppo economico e del lavoro in merito alla situazione degli stabilimenti Newlat di Lodi (ex Polenghi Lombardo), Reggio Emilia, Bologna, Lecce e Pozzuoli, interessati da una procedura di mobilità, avviata lo scorso 11 ottobre, che coinvolge complessivamente 177 lavoratori.

«Come noto – ricordano Guerini e Guidesi – la fase di trattativa in sede sindacale si è conclusa con la sottoscrizione di un verbale di mancato accordo. Il fallimento delle trattative, determinato dall’atteggiamento dell’azienda, che non ha mai presentato un progetto industriale che chiarisse le vocazioni produttive dei vari siti e le prospettive di mantenimento dei livelli occupazionali, ha chiaramente generato forte preoccupazione tra i lavoratori, che vedono compromesso il loro futuro professionale e con esso le condizioni economiche delle rispettive famiglie. E’ quindi necessario che venga promosso un intervento del Governo, per iniziativa diretta dei Ministeri dello sviluppo economico e del lavoro, allo scopo di individuare tempestivamente strumenti e misure che consentano di salvaguardare i lavoratori del gruppo Newlat dalla procedura di licenziamento».

Oltre ai pesanti risvolti occupazionali nell’immediato, la questione riveste un importate significato di prospettiva anche in termini di politica industriale a livello nazionale: «Il gruppo Newlat – sottolineano infatti Guerini e Guidesi – esprime un grande potenziale produttivo ed occupazionale che, soprattutto in questo momento di crisi, è necessario salvaguardare e valorizzare. La drastica riduzione del personale ed il conseguente ridimensionamento produttivo avviato dall’azienda rischiano di determinare gravi ripercussioni anche sulla competitività complessiva del settore lattiero caseario e dell’economia del Paese».

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