Ex Linificio, un buco nero nella città

Si entra. Anche qui, come nell’ex Consorzio agrario e come nell’ex deposito delle ferrovie di fianco al terminal bus, si entra senza problemi. Nell’ala ancora in attesa di una improbabile ristrutturazione (e di un altrettanto improbabile acquirente) dell’ex linificio di Lodi, in via Fascetti, si entra facilmente e altrettanto facilmente ci si può appartare per drogarsi (come testimoniano le siringhe che si trovano in giro), per trascorrere la notte, perfino per farsi un taglio di capelli, come dimostrano le ciocche a terra nella “barberia“ di fianco alla rampa d’accesso. Con qualche difficoltà (ma niente di trascendentale) si riesce anche a salire al primo piano. In teoria gli accessi sarebbero chiusi ma dietro il pilastro all’altezza dei posti auto 92 e 93 c’è ancora il lucernario a cui qualcuno ha tolto una grata, rendendo possibile l’ingresso. Qui, con una scala o usando il banco da scuola lasciato da qualcuno, è possibile issarsi su un tubo orizzontale che passa a un paio di metri di altezza e da qui issarsi ancora al piano soprastante. Qualcuno è stato qui non da molto, come testimoniano i graffiti spuntati recentemente sulle pareti del lucernario.

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NIENTE È CAMBIATONe avevamo parlato nel reportage pubblicato su queste colonne il 16 ottobre 2015, all’indomani dell’intrusione di alcuni vandali nel Centro di formazione professionale le cui aule si affacciano proprio sul degrado e sulla sporcizia del primo piano dell’ex Linificio. Da questo passaggio si arriva direttamente alle finestre delle aule. Probabilmente nel 2015 gli sconosciuti vandali percorsero questa strada. Tuttora aperta senza che nessuno abbia fatto nulla. Anche il locale di fianco alla rampa d’accesso, con affaccio sulle auto (il piano terra è adibito a parcheggio), pare essere tutt’ora usato come “barberia” a giudicare dalle ciocche di capelli in terra. Sul ripiano di un banco c’è una siringa usata. Aghi e confezioni vuote di siringhe si trovano poco più in là nella zona riservata ai mezzi della Protezione civile parcheggiati in mezzo a mucchi di sacchi, di quelli da riempire di sabbia in caso di piene, marci e mangiati dai topi. Ovunque il solito corollario di sporcizia e di situazioni di rischio come la grata (mezza sfasciata) nel pavimento malamente coperta da un bancale (mezzo sfasciato pure lui) nella zona del parcheggio. Anche questo segnalato più di un anno fa.

CI SONO “FIRME“ SU TUTTI I MURIAnche se non sembrano esserci tracce recenti, la presenza di vandali o semplici nullafacenti è testimoniata in tutti i locali in cui si riesce almeno a gettare lo sguardo, sia al piano terra sia al primo piano. Dove non hanno fatto danni loro, ci ha pensato il tempo. Dal pavimento del primo piano svettano ormai due imponenti pioppi bianchi (le chiome sono ben visibili dall’esterno) nati da semi portati dagli uccelli. Le infiltrazioni dal tetto hanno creato un tappeto di muschio sul pavimento del primo piano e ormai colano sul sottostante parcheggio. Fuori, la situazione non è migliore: il passaggio tra piazzale Forni e il parcheggio dell’Inps in teoria sarebbe chiuso ma le recinzioni da cantiere sono semplicemente appoggiate. Si spostano e si passa di fianco a montagne di sabbia, accatastate lungo il muro, su cui ormai crescono erba e piante. In caso di piene quella sabbia dovrebbe servire per riempire i sacchi accatastati all’interno. In altre città da un edificio così ci avrebbero ricavato un polo museale, una biblioteca, una sala da concerti. A Lodi è stato usato come sfondo per un servizio fotografico ad alcune modelle e come set per un cameo di Lella Costa in “Zero”, documentario tratto da un’inchiesta di Giulietto Chiesa che vuole dimostrare che dietro gli attacchi dell’11 Settembre 2001 agli Stati Uniti ci sia un non meglio precisato complotto.

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