Esami con la Tac, 2mila quelli inutili

Il 15 per cento delle Tac viene fatto inutilmente: circa 2.250 sulle 15mila eseguite annualmente all’interno dell’Azienda ospedaliera di Lodi. Tra il 2010 e il 2011 sono state cento in più, anche se il vero aumento si è registrato con l’ingresso della nuova Tomografia assiale computerizzata nel 2005. Gli esami inutili riguardano, in particolare, pazienti che si presentano con una sospetta colica renale o embolia polmonare, piuttosto che una generica cefalea o un dolore all’addome. Secondo gli specialisti, risultati più efficaci, in questi casi, si otterrebbero con una visita clinica del medico di famiglia o un’ecografia. Ogni Tac del torace equivale, in radiazioni, a 300 lastre e costa tra i 200 e i 500 euro, rimborsate solo in minima parte dalla Regione. Ad essere aumentate del 15 per cento circa, in questo ultimo anno, in concomitanza con l’“aggressività legale” dei pazienti, secondo i medici, sono le richieste di Tac in arrivo dal Pronto soccorso. Queste sono una media di 331 al mese, circa 4mila all’anno, prescritte, in particolare, per scongiurare un’emorragia cerebrale in un paziente che ha fatto un incidente. In caso di causa legale, c’è da giurarlo, la prima domanda del giudice è: “Le hanno fatto la Tac?”.

«Facciamo esami programmati dalle 7.30 alle 18 - spiegano il radiologo Matteo Orlandi, i primari Carlo Sabbia e Mario Orlandi -, con un medico dedicato 12 ore al giorno; alle 19.30 scatta la reperibilità notturna. Il 70-80 per cento delle Tac ha un esito non patologico, ma questo non vuol dire che sia inutile. A essere inutile è il 15 per cento degli esami. In questi casi contattiamo il medico di medicina generale che ha prescritto l’esame, gli spieghiamo che cosa poteva fare di diverso. Abbiamo già parlato anche con il presidente dell’ordine dei medici Massimo Vajani: spesso nelle richieste dei medici di famiglia non sono chiari i quesiti diagnostici. I dottori prescrivono l’esame senza dire perché. Il radiologo quindi non può valutare se sostituire la Tac con un altro esame che darebbe lo stesso risultato in assenza di radiazioni (anche se, ci sono teorie come quella dei danni stocastici, secondo le quali non è accertata la relazione tra radiazioni e patologie tumorali). Il dialogo con i medici di famiglia è aumentato, ma stiamo cercando di migliorarlo ulteriormente. La quota del 15 per cento diventa 20 se aggiungiamo il 5 per cento di esami che si rivelano inutili, ma solo dopo averli fatti». Il dato del 15 per cento, in un certo senso, «è fisiologico - dicono i medici -, ma si può ridurre».

Secondo i dati delle radiologie, le prescrizioni di Tac in arrivo dal Pronto soccorso sono circa «331 al mese (questo il numero approssimativo del 2011; quello definitivo sarà reso disponibile nei prossimi giorni, ndr), 4mila all’anno. Il medico del Pronto soccorso è in prima linea, impegnato ad anticipare subito la diagnosi, per evitare che poi il paziente sia ricoverato troppo a lungo - spiegano i tre medici -. Dall’altro lato c’è il problema della medicina difensiva che coinvolge i dottori dell’emergenza-urgenza in Italia. Chi non fa una Tac cerebrale a una persona che ha fatto un incidente per scongiurare una emorragia cerebrale?».

Le Tac veramente inutili, secondo gli specialisti lodigiani sono quelle prescritte dai medici di famiglia «in disaccordo con le linee guida: sospetta colica renale, embolia polmonare, cefalea, dolore all’addome. Questi disturbi potrebbero essere risolti con una più attenta valutazione clinica o una semplice ecografia. Sempre meglio però un esame in più che uno in meno. Il vero problema degli esami inutili si ha nel privato. Noi sforiamo sempre il budget assegnato, non abbiamo interessi». «Secondo me - aggiunge Matteo Orlandi - sarebbe utile un rimborso diverso a seconda del risultato della Tac. Al convegno di Medicina democratica, l’esperto Alberto Donzelli ha proposto anche di rimborsare solo in base ai risultati di salute della popolazione. Si eviterebbero le truffe ai danni dello Stato da parte del privato».

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