DRAMMATICO APPELLO Mancano i soldi, le case di riposo si ritrovano con l’acqua alla gola

La Regione Lombardia non eroga alle strutture i saldi dei pagamenti 2020 previsti. Partita una lettera dalle Rsa lodigiane

Regione Lombardia non eroga alle case di riposo i saldi dei pagamenti 2020 previsti, le strutture sono con l’acqua alla gola. È partito ieri l’ultimo appello delle Rsa lodigiane al presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana e al nuovo assessore al Welfare Letizia Moratti affinché si accelerino le procedure: «A rischio il pagamento del personale e dei fornitori». Metà febbraio è il termine ultimo oltre il quale la situazione rischia di precipitare, soprattutto per le strutture più grandi, maggiormente in sofferenza, a partire dal Santa Chiara di Lodi.

Il 2020 lascia alle case di riposo lodigiane un’eredità pesantissima. I posti letto vuoti per la mortalità e per il divieto regionale di acquisire nuovi ospiti, le ristrettezze successive sui nuovi ingressi, le maggiori spese relative ai nuovi protocolli di sicurezza, tutto l’insieme di questi fattori comporta un buco nelle casse di riposo lodigiane di almeno 6 milioni di euro. Per far fronte almeno parzialmente a questa gravissima situazione finanziaria, Regione Lombardia con l’allora assessore al Welfare Giulio Gallera aveva promesso e poi messo nero su bianco una serie di interventi, non sufficienti a coprire gli ammanchi, ma sicuramente utili per una boccata d’ossigeno sui conti, la più importante dei quali il riconoscimento del «vuoto per pieno», cioè il pagamento della quota regionale del budget anche a fronte dei letti rimasti vuoti. Una misura molto parziale, perché la parte di Regione Lombardia copre all’incirca un terzo del costo-letto, con gli altri due terzi coperti dalle tariffe degli utenti. E se gli utenti non ci sono stati (anche per le decisioni di Regione Lombardia), quei soldi non arriveranno, pur essendo costrette le case di riposo a garantire gli standard richiesti, e dunque senza la possibilità di avere particolari risparmi in virtù dei minori utenti.

Ma anche quelle (poche) risorse promesse e già deliberate, ancora non ci sono, perché Regione prima di saldare il budget 2020 vuole chiudere i flussi informativi riferiti all’anno scorso. Con il rischio di non vedere un euro prima di metà anno: una questione tecnico-burocratica, dunque, che rischia di impattare però su tutto il sistema socio-assistenziale. «Comprendiamo che il processo di riacquisizione dei flussi attualmente in atto sia caratterizzato da una maggiore complessità, ma la situazione finanziaria della gestione delle Rsa ha assunto ormai dimensioni preoccupanti, tanto da mettere a rischio il pagamento del personale e dei fornitori - scrivono al presidente e all’assessore regionale le case di riposo lodigiane nel documento sottoscritto da quasi tutte le strutture -. Chiediamo quindi che l’erogazione dei saldi 2020, unitamente al riconoscimento delle quote previste dalla legge regionale 24, avvenga in tempi brevi e sicuramente anticipati rispetto alla chiusura del processo di validazione dei flussi».

L’orizzonte temporale ultimo che si danno le case di riposo lodigiane per ricevere i saldi è metà febbraio 2021, anche con la successiva possibilità di applicare «adeguati correttivi» a compensazione dell’effettiva validazione dei flussi. Perché l’urgenza è quella di avere liquidità in cassa con cui pagare personale e fornitori. Diverse Rsa si sono già rivolte a istituti di credito per nuove linee di finanziamento, ma la coperta è cortissima. E di tempo a disposizione per salvare le nostre case di riposo non ne rimane molto.

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