Dopo il raid dei ladri sciacalli il cimitero è ancora allo sbando

Dopo l’arrivo degli sciacalli, al cimitero Maggiore di Lodi non è cambiato niente. Poche settimane fa alcune statue di rame e di gesso erano state divelte dalle tombe e portate via, mentre altri monumenti erano stati pesantemente danneggiati. Da allora, purtroppo, nulla è cambiato. La lapide dedicata al professor Giuseppe Cazzulani, all’ingresso sulla sinistra, sembra dover cadere da un momento all’altro, mentre tutt’attorno regna l’incuria.

La razzia d’arte era arrivata dopo una lunghissima lista di blitz notturni che aveva visto i ladri fare il pieno di rame; nell’ultimo caso nel mirino erano finite le tombe storiche e per sradicare un’opera in bronzo i malviventi avevano “preso in prestito” persino un argano manuale, solitamente utilizzato per calare le bare nel terreno.

Il patrimonio artistico all’interno del camposanto ha alle spalle una storia piuttosto infelice, al punto che diverse associazioni nel corso del tempo hanno “bacchettato” il Comune, sottolineando la necessità di valorizzare i “gioielli” del cimitero Maggiore. Nel frattempo, però, il famedio che ospita le tombe dei lodigiani illustri non è stato ancora riqualificato e la cappella dedicata a Secondo Cremonesi è ancora chiusa con una catena e un lucchetto, senza che si possa nemmeno “sbirciare” all’interno.

Camminando sotto i portici, si ha l’impressione di passare attraverso una “spoon river” tutta lodigiana. Alcune lapidi raccontano in poche righe la storia dei defunti, peccato per il guano di piccione che spesso imbratta il tragitto, per la sporcizia che a volte si accumula negli angoli e per i muri che in alcuni punti sono completamente scrostati.

A non cancellare del tutto il momento di raccoglimento e preghiera, regalando un tocco di poesia, sono i soffitti decorati, che in alcuni casi stanno seriamente rischiando di scomparire.

Solo qualche tempo fa il Touring Club aveva lanciato un appello affinché si pensasse non solo al recupero del cimitero Maggiore, bensì alla nascita di un percorso turistico da promuovere al suo interno.

Alcuni cavi penzolano dall’alto, le erbacce spuntano dal terreno e tra le lapidi. Lo sguardo cade su dettagli come la plastica abbandonata vicino a dei gradini, il terriccio depositato proprio all’ingresso del camposanto, i bolognini fuori sede accumulati qua e là che rischiano di far inciampare gli anziani. Sono proprio questi ultimi, incontrati all’interno del camposanto durante una giornata di visite, a lamentarsi delle condizioni del cimitero Maggiore e a ricordare che «una volta non era così, c’era tutto in ordine e tutto pulito», questa la testimonianza più frequente raccolta tra i visitatori. Alcune “mattonelle” sono state accatastate tra le tombe, in alcuni angoli riposano i resti di fiori e piante ormai marci.

Un’altra nota dolente è rappresentata dai vialetti in asfalto, qualche volta chi li attraversa si ritrova davanti a un “saliscendi” e qualche altra volta deve schivare buche e sassi.

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