Dopo 19 anni prosciolto Augussori

Correva l’anno 1996 quando la Digos perquisì la casa di Luigi Augussori, esponente lodigiano della Lega nord, allora 23enne, uno fra i quasi 40 indagati dalla procura di Verona nell’inchiesta sulle Camicie verdi, o Guardia nazionale padana, il servizio d’ordine del partito del Carroccio che per il pm Guido Papalia era un’associazione militare vietata da una norma del 1948. Applicata in precedenza solo una volta nei confronti di una formazione indipendentista altoatesina, negli anni ’60. Ieri, passati 19 anni dal clamore di quell’inchiesta, il gup di Bergamo Tito Palestra ha prosciolto i 31 imputati residui: uno è deceduto; Umberto Bossi, Roberto Maroni, Roberto Calderoli, Francesco Speroni, Giancarlo Pagliarini, Marco Borghezio e Marco Formentini si erano visti riconoscere negli anni l’immunità parlamentare, assimilando la contestazione a un reato di opinione.

Originariamente c’era anche l’accusa di “attentato all’integrità nazionale”, ma nel 2006 l’allora maggioranza parlamentare di centrodestra limitò l’illecito ai soli “atti violenti”. E di violenze nell’inchiesta non ne erano emerse e le poche armi sequestrate erano i fucili di leghisti cacciatori.

Rimaneva l’accusa di “associazione carattere militare che persegue scopi politici”. Reato da 1 a 10 anni di carcere ma che era stato abrogato dal governo Berlusconi nel 2010 (tra gli autori della proposta anche Calderoli) e poi però reintrodotto due anni dopo per effetto di una decisione della Corte costituzionale, invocata dal tribunale di Verona.

Così, superato anche questo stallo, e passato per competenza a Bergamo il processo, dato che la Gnp fu fondata a Pontida, si è arrivati alle richieste di rinvio a giudizio e all’udienza preliminare, che si è conclusa con un “non luogo a procedere” per tutti, compreso il lodigiano, in quanto “nessuno può essere punito per un fatto che, secondo una legge posteriore, non costituisce reato“. «Anche se il reato contestato è stato poi reintrodotto - spiega Pietro Foroni, consigliere regionale della Lega ma anche impegnato, in veste di avvocato, nel processo - per un paio di anni non era più previsto. Attendiamo comunque le motivazioni». Da politico, Foroni aggiunge che «non si possono processare idee politiche, mai accompagnate da comportamenti aggressivi. Questa lunga vicenda giudiziaria dimostra, a mio parere, che non siamo in uno Stato propriamente democratico». Augussori aveva dovuto cambiare lavoro per il semplice fatto di essere “un indagato” e da tempo spera di poter chiedere i danni. «Ci stiamo pensando - dice al proposito Foroni - ma in Italia non è previsto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA