Donne manager in minoranza

In politica sono sempre la minoranza. Solo 5 primi cittadini nei 61 comuni del Lodigiano sono donne. Oltre a Bertonico (che insieme al sindaco esprime addirittura il vice sindaco donna), anche Crespiatica, Guardamiglio, Pieve e Salerano. I vice sindaco, invece, sono 8. Gli assessori comunali in “rosa” sono in tutto 52 contro i 150 maschi. In provincia, invece, le donne della giunta sono 2 contro 3 colleghi maschi. La minoranza si conferma anche nelle aziende pubbliche. Nel Lodigiano solo 9 donne hanno un posto nel Cda o nel collegio sindacale delle principali realtà a sfondo pubblico (Aato, Basso Lambro, parco Adda Sud, Eal, Sisa, Line, Sal, Lodinnova, Consorzio servizi alla persona e Aler).

«Quando sono i cittadini che votano le donne riescono anche a fare il sindaco - spiega la consigliera provinciale di parità Vanna Cavalleri -, quando invece è la politica che decide le donne nei Cda non ci sono. Persino in provincia ci sono due assessori donna, ma perché è lo statuto che lo impone. Credo che altrimenti le donne lì non ci sarebbero. Se guardiamo agli statuti comunali tutti hanno citato come obbligatoria l’assegnazione di una quota femminile in giunta. Il problema è che poi gli statuti non vengono applicati. Se si dovesse procedere le giunte verrebbero annullate dalla magistratura. Quando anche le donne riescono ad ottenere un assessorato è quasi sempre alla cultura o ai servizi sociali».

Il Lodigiano non è messo meglio per quanto riguarda i consigli di amministrazione delle imprese. L’ufficio studi della Ria & Partners ha analizzato la presenza femminile tra i componenti dei cda delle medie imprese lombarde, Lodi è tra le più maschili. Mantova, che ha il 18 per cento di donne nei consigli di amministrazione, è la più virtuosa. A Lodi, invece, la percentuale è del 13 per cento. Fanno peggio solo Bergamo (12 per cento), Milano e Monza Brianza (11) e Pavia ferma al 9 per cento. Secondo i dati raccolti dalla Camera di commercio di Lodi, meno di 2 imprese su 10 attive nel Lodigiano sono condotte da donne. «In valori assoluti - spiega in una nota l’ufficio studi - il numero delle imprese in rosa è fermo, anzi ha perso qualche unità arrivando a 3mila 167 su un totale di 15mila 997. Rispetto al resto della Lombardia, il Lodigiano fa peggio soprattutto nel settore agricolo. Nel Lodigiano, infatti, la presenza di donne in agricoltura è appena del 15 per cento, mentre in Lombardia è del 22,6. A giocare la parte del leone è il settore turismo (bar, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi). Qui la presenza femminile raggiunge un peso del 35,3 per cento rispetto al 31, 6 della Lombardia e al 3,3 dell’Italia. Nel commercio (ingrosso, dettaglio, intermediazione, riparazione beni di consumo), l’incidenza femminile si attesta al 24 per cento, facendo tuttavia meglio che in Lombardia (23,7). Nelle attività finanziarie e assicurative, l’impresa lodigiana raggiunge un’incidenza del 22,1 per cento. Costruzioni, trasporti e spedizioni sono i settori a bassa partecipazione di imprese in rosa. Le costruzioni, infatti, sono ferme al 6 per cento e i trasporti sono sotto il 10 per cento. Si sale, invece, per quanto riguarda i servizi alle imprese. In questo caso le imprese femminili raggiungono il 23,5 per cento del settore (23,7 per cento in Lombardia e 25,2 in Italia). «In Europa - commentano dall’ufficio studi - restiamo il paese con il più basso tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro e con una forte differenza tra tasso di attività femminile e maschile. Sono segni della difficoltà di conciliazione dei tempi di cura e di lavoro».

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