Danilo Gallinari nella sede del «Cittadino»

Entra al “Cittadino” dopo essersi accartocciato nella Panda del nostro fotografo, irrompendo come un trionfatore nella riunione di redazione tra omaggi, strette di mano e un invito a tornare, un giorno. Magari con l’anello di campione Nba, o una bella medaglia con la Nazionale, trofei che nella bacheca di una star ci vogliono. Perché una star Danilo Gallinari, l’asso di Graffignana protagonista nel torneo professionistico di basket più importante del mondo da ormai tre anni, lo è a tutti gli effetti. In campo e fuori, a ogni latitudine, dalle luci artificiali della “Grande Mela” newyorchese a quelle splendide, infinite e naturalissime della sua nuova casa a Denver, in Colorado. Fino al Lodigiano, che fino a prova contraria resta la sua terra. Amatissima, piacevole, quasi “necessaria”: anche quando delle due sole settimane all’anno a disposizione per rivedere amici e cari finisce per trascorrerne buona parte tra impegni professionali e bagni di folla. «Ma a me fa piacere, anche perché se non facessi così, quando la mia carriera sarà finita, potrei dire: “però, avrei potuto godermelo un po’ di più”», assicura il “Gallo”. Firma un autografo a Mattia, più giovane (ma non di molto) epigono dell’Ombriano, senza negarsi a nessuno; figurarsi a Federico, oggi collaboratore del nostro giornale, ieri compagno di classe di “Danny boy” all’Ada Negri di Lodi, sezione E, con il quale scherza e si abbraccia. «Quando ero piccolo ero io a chiedere gli autografi, adesso che sto dall’altra parte è un piacere», sorride Gallinari, rivelando come in realtà tra i suoi “colleghi” dell’Nba lo stesso piacere non sia poi così diffuso. «Ma Danilo è così, dice sempre “sì” a tutti, anche troppo», interviene Pino Cagnani («il mio primo coach», ricorda il ragazzo di Graffignana), nonché presidente del “Gallo fan club”, al circolo Enrico Cerri di viale Pavia. Gallinari è qui anche per questo: «Per pianificare il 4 giugno, quando assieme alla Reebok organizzeremo la festa per il primo anno di vita del club», spiega Danilo indicando il piazzale della corte, dove verranno installati i canestri e dove decine di bambini delle scuole primarie lodigiane e dei club cestistici della zona potranno godersi il loro beniamino. Prima, dopo e durante di pace ce n’è poca. Giornate tipo divise tra interviste e incontri con gli sponsor, dal mattino alla sera, dentro e fuori Lodi. «Tüti i dì l’è insì», scherza Gallinari con Cagnani, comunque felice di queste giornate a casa: «Perché la prima cosa che penso e faccio quando è finita la stagione è tornare qui, dalla mia famiglia e da mio fratello Federico - chiosa Danilo -. E anche perché passeggiare con i compagni delle elementari e con gli amici, a Graffignana, regala dei bei momenti». Momenti quasi finiti, con dieci giorni di tour promozionale in Cina alle porte, prima dell’estate da dedicare al sogno europeo della Nazionale e di guardare più in là, oltre oceano, dove la serrata tra giocatori e proprietari per il contratto rischia di far slittare a chissà quando la stagione Nba. Pazienza: con i Lakers e i Celtics al tramonto, l’avvento della nuova era è inevitabile. E con i LeBron James, i Kevin Durant e le altre stelle emergenti della lega, sarà anche l’era di Danilo Gallinari: quello a cui l’abbraccio al vecchio amico, un autografo per strada, un blitz al giornale della sua terra e una giornata con i suoi fan riescono morbidi e naturali, come un canestro da tre.

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