Dalla Sicilia a Sant’Angelo: «Così ho preso il Covid»

Francesco La Rosa racconta la sua vicenda: «Fortunato ad essere ricoverato a Lodi, questi operatori sono proprio degli angeli»

Arriva dalla Sicilia a Sant’Angelo per trovare la sua famiglia e si ammala di Covid. A raccontare la sua storia è Francesco La Rosa. «Il 30 ottobre - racconta - sono andato a Sant’Angelo, per trascorrere alcuni giorni insieme alla mia famiglia. L’8 novembre dovevo ritornare in Sicilia. Il 7 sera, invece, mi è venuta la febbre a 38. Poi si è aggiunto un problema respiratorio. Il 13 sono stato ricoverato all’ospedale di Lodi. Quel giorno lì, sono state ricoverate, attraverso il pronto soccorso, 62 persone. Il mio stato d’animo e quello dei miei familiari ha iniziato a vacillare: le prime notizie non erano confortanti. La mia famiglia veniva, quotidianamente, contattata dai medici (in primis il primario dottor Stefano Paglia) del pronto soccorso per comunicare le notizie del mio stato di salute. Ho trascorso i primi 3 giorni in pronto soccorso, successivamente sono stato trasferito in terapia intensiva. Anche lì le notizie alla famiglia arrivavano tutti i giorni via telefono. In quel reparto eravamo costantemente monitorati da infermieri, assistenti e medici. Non ci lasciavano un attimo da soli, ci chiamavano con il nome, rispondevano a tutte le nostre richieste, sempre affettuosi, insomma avevano un atteggiamento positivo e familiare, alleviando la nostra sofferenza. Ricordo alcuni nomi degli infermieri: Andrea, Federico, Fabio, Cristina. Uscito dalla terapia intensiva sono stato trasferito in area blu». Anche lì, annota il siciliano, «stesso atteggiamento di medici e operatori». Poi La Rosa è stato trasferito in area gialla. «In questo reparto - dice - ha conosciuto la responsabile, la dottoressa Sara Martinenghi, sempre in prima linea, disponibile ad ascoltare le problematiche di noi pazienti e a dare una soluzione. Lo stesso atteggiamento avevano i collaboratori: ricordo Nicola, medico appena laureato. Voglio testimoniare l’efficienza dell’ospedale e di tutti coloro che lavorano nei reparti». Qualcuno, dice La Rosa, «li ha chiamati “angeli”, forse non ha esagerato. Sono stato fortunato ad essere ricoverato a Lodi. Rivolgo, a tutti gli operatori un plauso e un augurio particolare di un buon 2021»

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