Nella classifica sulla qualità della vita, Lodi è in caduta libera. Precipita al 72esimo posto su 110 province, perdendo dieci posizioni rispetto all’anno scorso. Meglio fare le valigie per Aosta, sul gradino più alto dell’edizione 2016 del dossier elaborato da «Il Sole 24 Ore», oppure, senza neppure fare troppo chilometri, verso Milano, al secondo posto, subito seguita da Trento. Fanalino di coda è, ancora una volta, il Mezzogiorno, con Vibo Valentia. La capitale spunta solo più in là, in 13esima postazione, spinta dal valore del patrimonio immobiliare e dai flussi turistici legati al Giubileo, che le hanno fatto recuperare tre punti.
La ricerca esamina una serie più ampia di indicatori - alcuni aggiornati al 2015, altri al 2016 -, facendo salire i parametri da 36 a 42. I settori presi in considerazione sono 6: affari, lavoro e innovazione; reddito, risparmi e consumi; ambiente, servizi e welfare; demografia, famiglia, integrazione; giustizia, sicurezza, reati; cultura, tempo libero e partecipazione. Un’attenzione particolare è stata posta nei confronti dei problemi più sentiti dalle comunità, dal lavoro per i giovani all’integrazione degli stranieri. Nella polaroid dello Stivale si intravede la distanza tra Nord e Sud, con province di grandi dimensioni frenate nel loro slancio in avanti dai nodi sicurezza e ambiente e realtà medie o piccole che spiccano come modelli di vivibilità.
Se si tengono in considerazione le classifiche finali di ogni settore, Lodi la spunta solo in 2 casi su 6. Il voto peggiore è quello che riguarda cultura, tempo libero e partecipazione, in questo caso la provincia sprofonda fino al 106esimo posto. A pesare sulla sconfitta è il numero esiguo di librerie, cinema e bar ogni 100mila abitanti, gli spettacoli ogni mille abitanti, l’indice di sportività e persino la presenza di onlus ogni 100mila abitanti.
Lodi non supera il test con la pagella ecologica (ambiente, servizi, welfare, 66esimo posto): se la spesa sociale pro capite dei Comuni e la copertura della banda larga non creano problemi, clima ed ecosistema urbano trascinano la provincia nei guai. Nel caso di demografia, famiglia, integrazione (82esimo posto), a influire negativamente sono il basso tasso di natalità, le separazioni ogni 100mila abitanti, i laureati ogni mille giovani; unica nota positiva è l’integrazione, intesa come l’acquisizione della cittadinanza ogni 100 stranieri. Per giustizia, sicurezza e reati, il territorio non riesce a strappare un posto migliore del 62esimo, pesano scippi, borseggi e furti.
Il Lodigiano si salva per due aspetti positivi. Il primo è legato a reddito, risparmi e consumi, un dettaglio che però non stupisce e che assicura il posto numero 34 nel bilancio complessivo della categoria. Il Pil pro capite, l’importo medio delle pensioni, la spesa delle famiglie per i beni durevoli e i depositi pro capite fanno sì che il territorio riesca a piazzarsi in alto nella graduatoria. Il secondo riguarda affari, lavoro e innovazione: “pari merito” con il settore precedente, in 34esima posizione, Lodi si distingue per la propensione a investire e l’export, ma anche per le start up innovative e il tasso di occupazione. La maglia nera? Le aziende registrate ogni 100mila abitanti: troppo poche, così ci si schianta ai piedi della classifica (109esimo posto).
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