Crisi, polverizzati più di trecento posti

A Lodi impennata di licenziamenti nei primi tre mesi dell’anno

Sono bastati tre mesi per polverizzare più di trecento posti di lavoro. Nel Lodigiano, da gennaio a marzo, 341 persone sono state licenziate: 203 erano state assunte nelle piccole aziende, quelle che contano meno di 15 dipendenti, mentre 138 facevano parte della manodopera delle ditte considerate medio-grandi.

I dati fanno parte di uno studio realizzato dalla Cgil Lombardia. Rispetto al 2010 i licenziamenti hanno subito un’impennata del +17,59 per cento, la più rilevante dopo Como, che ha raggiunto +23,44 per cento. I numeri a disposizione si riferiscono soltanto ai primi tre mesi dell’anno: il sindacato è però già al lavoro per raccogliere le informazioni più aggiornate.

Negli ultimi giorni è emerso un quadro più preciso del mese di giugno. Nel Lodigiano 96 persone hanno visto interrompersi bruscamente la loro “carriera” lavorativa: 39 appartenevano al mondo delle grandi imprese, le restanti 57 prestavano servizio presso i “piccoli”. Così il “conto” arriva a 447 lodigiani “lasciati a spasso”.

Milano e Brescia sono le due province più colpite dalla crisi occupazionale: l’emorragia di posti di lavoro nel solo mese di giugno ha infatti raggiunto quota 1.397 nel primo caso e 723 nel secondo; in tutta la Lombardia si sono verificati 4.587 licenziamenti, che salgono a 28.643 nel periodo che va da gennaio a giugno. Se si considerano solamente i dati del mese di giugno, Lodi sembra essere uno dei territori più “fortunati”, solamente Sondrio raggiunge infatti il livello più basso di esuberi, pari a 37.

Ci sono novità anche sul fronte degli ammortizzatori sociali: nonostante Lodi abbia registrato un calo del -13,25 per cento nell’utilizzo della cassa integrazione, la sua performance resta da “bollino rosso”. A livello provinciale, secondo lo studio della Cgil, si confermano ancora una volta le tendenze storiche: oltre al Lodigiano, sopra la linea di demarcazione si piazzano Brescia (-28,90 per cento), Lecco (-18,03 per cento), Milano (-34,59 per cento), Mantova (-12,38 per cento), Pavia (-22,99 per cento), Sondrio (+16,96 per cento). Praticamente la maggior parte delle province lombarde. Al di sotto della linea regionale, invece, si trovano Bergamo (-49,85 per cento), Como (-37,11 per cento), Cremona (-52,58 per cento), Varese (-43,80 per cento). «I dati dell’Inps sulla cassa integrazione - sottolinea il sindacato - confermano il trend di una parziale discesa, anche se occorre considerare l’eccezionalità del 2009 e del 2010 legata alla crisi. I problemi di struttura rimangono gli stessi, sebbene diluiti dalla parziale e altalenante ripresa, come si evidenzia dal rallentamento nel mese di maggio della produzione industriale accompagnata dal calo di ordinativi e fatturato. Si conferma la presenza della timida ripresa trascinata dalle esportazioni, mentre resta bloccata la domanda interna. Non ci può essere reale ripresa senza investimenti nei settori innovativi e senza un rilancio della domanda interna, senza un aumento della buona occupazione».

Greta Boni

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