Covid in crescita nelle scuole del territorio, 580 casi in più in 4 settimane

Nell’Ats di Milano e Lodi contagi alle stelle nelle classi, intanto gli istituti si organizzano per garantire la Dad che non è più contemplata

Covid, 580 casi in più in quattro settimane nelle scuole dell’Ats di Milano e Lodi: a spiegarlo sono i dati diffusi ieri da Regione Lombarda.

Daii nidi alle superiori, nella settimana tra il 12 e il 18 settembre, i casi sono stati 141. La settimana dopo 430 e quella successiva 482. Nell’ultima settimana considerata che va dal 3 al 9 ottobre, invece, i casi di infezione sono stati 723.

Le regole per la sorveglianza a scuola sono cambiate. Gli alunni positivi restano a casa 5 giorni, mentre i compagni restano in classe con le mascherine. La dad, invece, non è più prevista. Per questo le scuole del Lodigiano si sono organizzate per conto loro, stabilendo un tetto di assenza oltre il quale poter attivare la didattica a distanza. Ne abbiamo parlato (sul «Cittadino» in edicola oggi, 14 ottobre) con la preside del liceo scientifico Gandini Giusy Moroni.

«Il ministero dice che la Dad non è una misura di supporto per chi ha il Covid. Quasi tutti i collegi docenti delle superiori allora hanno deliberato un tetto di giorni di assenze, noi di 15, altri di 10 o anche 8 - spiega la preside -. Chi lo supera e ha un certificato medico può chiedere la Dad».

La didattica a distanza era già utilizzata, prima della pandemia, per le malattie gravi con assenze superiori ai 30 giorni. In questi casi, la norma prevede la presenza di un corpo docente, al domicilio o in ospedale e ore aggiuntive con videolezioni.

«Poiché la didattica a distanza è entrata a far parte delle strumentazioni - annota Moroni - non si capisce perché debba esserci questo veto assoluto. Per pochi giorni non è corretto chiedere la Dad, potrebbe essere una scusa per stare a casa con un banale mal di pancia o saltare una verifica, su questo sono d’accordo, ma sul lungo periodo è uno strumento importante. Noi l’anno scorso, attraverso la Dad, abbiamo salvato molti alunni dalla bocciatura. Il ministero demonizza degli strumenti senza tener conto della realtà dei fatti. Anche il mercato del lavoro sta andando in questa direzione. Lo smart working non è la regola generale, ma viene utilizzato con discrezione a seconda delle necessità. Se vogliamo essere cittadini del futuro dobbiamo utilizzare strumenti per comunicare in modo efficace a distanza. Riprodurre a distanza, tale e quale la lezione che avviene in presenza, annoia, ma esistono sistemi accattivanti: i docenti li hanno scoperti e utilizzati».

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