«Così rinascerà Villa Bianchi»

Il progetto prevede un nuovo edificio di 4 piani

Una palazzina di fianco a villa Bianchi per ospitare gli uffici degli avvocati. Un appartamento nella depandance e un giardino pensile con due piani di parcheggi sotterranei. È questo il progetto dell’architetto di Zavattarello Natalino Palavezzati, cultore della materia (composizione architettonica) al Politecnico di Milano, che vuole ristrutturare e ampliare la storica villa razionalista di viale Milano. Progettata dall’ingegner Pietro Grignani, allievo dell’architetto Giovanni Muzio, su commissione della famiglia Bianchi, «rappresenta un unicum che trova un esempio solo al di fuori dei confini regionali in casa Mazzotti ad Albissola Marina (Savona)». Così, infatti, annotano gli architetti che compongono per l’ordine di Lodi la commissione “Novecento lombardo” della consulta regionale, nella relazione stilata lo scorso gennaio.

Ad acquistare la villa razionalista, ultimamente oggetto di vandalismi, è stato l’avvocato Giuseppe Cornalba di Lodi. «Nel luglio 2009 - spiega quest’ultimo dai suoi uffici di via XX Settembre 51 - la Forum srl mi ha dato l’incarico, come legale della società, di acquistare il terreno sul quale insiste la villa. È stata un’impresa che, dal punto di vista professionale, mi ha interessato molto. I proprietari della villa, cioè gli eredi, erano 69. Le loro quote erano divise in milionesimi. I miei colleghi 70enni hanno detto che non avevano mai visto una cosa così. La Forum srl ha fatto sì che tutti e 69 gli eredi dessero la procura a vendere attraverso l’architetto. Quest’ultimo è stato procuratore speciale della parte venditrice e amministratore unico degli acquirenti. La quota più grossa era di 9mila euro e la più bassa di 280 euro». Sapere dall’avvocato quanto è stato investito per villa Bianchi è un’impresa difficile. Palavezzati però fa la faccia scura. «Noi vogliamo salvare villa Bianchi e la città non vuole. Su quell’area - sbotta l’architetto - c’è un’attenzione speculativa. Ha sempre fatto gola ai palazzinari. Il passaggio dal Prg al Pgt poi ha complicato le cose». I vincoli ulteriori hanno rallentato il suo disegno. «Siamo partiti dalla constatazione - dice Palavezzati - che il progetto originario fosse più ampio. Probabilmente la famiglia Bianchi ne ha approvato solo un pezzo. Documenti non ci sono. Abbiamo trovato però le fondamenta dell’espansione della villa stessa. E poi è chiaro, sul lato ovest, proprio quello che secondo noi è rimasto incompiuto, non ci sono aperture. Ci sono dei tavolati posticci di 12 centimetri che, nel nostro progetto, saranno abbattuti». Insomma, «per completare l’opera sorgerà una palazzina che sarà costituita da strutture leggere in ferro e vetrate. Un edificio - dice l’architetto - che arricchirà villa Bianchi. Verrà ripreso il discorso razionalistico, ma i materiali saranno modificati, per rimarcare la differenza di epoca. Si creerà un rapporto biunivoco tra la villa e la palazzina. Come nella prima costruzione i piani sono di diverse altezze, così sarà per i 4 livelli della nuova costruzione. Prevediamo di realizzare due uffici per piano destinati agli avvocati, mentre l’ultimo resterà vuoto. Diventerà una sorta di percorso, aperto al pubblico, una specie di pensatoio, dal quale osservare la città. La nostra non vuole essere un’operazione di speculazione. Abbiamo avanzato 289,26 metri cubi di volumetria e 96,24 metri quadrati di superficie, rispetto a quella edificabile. L’edificio esistente, che comprende anche la depandance, si estende su 360,58 metri quadrati, mentre la nuova costruzione occuperà un totale di 455 metri quadrati. Per quanto riguarda i metri cubi, invece, il volume edificabile era di 2736,74 e noi ne abbiamo occupati 2446,74».

Una rivoluzione riguarderà i colori esterni della villa. «Sono troppo violenti - dice Palavezzati -; sono posteriori al progetto originario. I rossi e i gialli sono in contrasto con il razionalismo dell’opera. Lo stesso Le Corbusier adottava colori neutri e non decisi come questi. Noi vorremmo un grigio perla uniforme su tutta la villa, come quello che si presenta sul lato posteriore». Una tesi questa diversa, invece, da quella degli architetti lodigiani. «Nel razionalismo - dicono i professionisti della commissione lombarda, nel loro studio, - sono proprio i colori a sottolineare il gioco dei volumi». Palavezzati fa spallucce: «Ho avuto un colloquio con Francesco Paolo Chieca, il soprintendente della zona di Lodi e mi ha dato l’ok - dice -. Ha detto che stiamo procedendo nella direzione giusta. È d’accordo nell’usare un colore neutro». Insieme alla villa, Palavezzati vorrebbe mettere mano all’area verde. «Vorremmo realizzare dal lato di viale Milano dei giardini ad uso pubblico - spiega -. Il nostro progetto riporterebbe alla luce anche l’acqua della Gelata, attualmente nascosta, e l’area retrostante, con i suoi prati. Il progetto prevede di installare nel giardino di fronte dei lampioni e delle panchine per la fruizione pubblica. La villa diventerà la residenza di uno dei soci della Forum srl, per quanto riguarda la depandance non so dirle. Per il restauro della villa investiremo almeno 700mila euro, per la nuova edificazione anche di più. In città però, se si esclude la sede della Banca Popolare di Lodi, non ci sono stati interventi di pregio come questo». Ora però il progetto deve attendere il parere della commissione paesistica del Comune, quello dei cittadini lodigiani e l’esito della richiesta avanzata alla soprintendenza da Touring club e Italia Nostra di vincolare la villa.

Cristina Vercellone

In anteprima il progetto che potrebbe cambiare volto a villa Bianchi: nelle intenzioni della proprietà dovrebbe essere affiancata da un edificio di quattro piani, con un giardino e posteggi sotterranei. «Ma Lodi non vuole salvare l’edificio, ha sempre fatto gola ai palazzinari»

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