Conto svuotato via Internet

Un 56enne di Lodi va a processo

Un 56enne di Lodi, Z.I., è finito a processo con l'accusa di utilizzo indebito di strumenti di pagamento elettronico e la procura della Repubblica aveva ravvisato nei fatti a lui contestati anche l'ipotesi di ricettazione: nell'ottobre del 2009 una 36enne romana, titolare di un conto Bancoposta cointestato con suo padre, pensionato da 930 euro al mese, si era ritrovata il deposito prosciugato nel volgere di pochi giorni, e, con stupore suo e dei carabinieri che avevano raccolto la denuncia, il prelievo più consistente, un “bonifico” da 4.500 euro, risultava effettuato a favore del 56enne di Lodi, che né lei né il padre sapevano chi fosse. Dato che il giro conto era stato disconosciuto dagli intestatari, il lodigiano era finito indagato, e ora è chiamato a difendersi nel processo.

Ieri è arrivata dai Castelli romani appositamente per testimoniare la intestataria del conto. Che ha spiegato al giudice: «Avevamo quel deposito da almeno dieci anni. Poi, in ottobre, è venuta l’idea di chiedere alle Poste la password per l'utilizzo dispositivo via Internet (per effettuare operazioni, ndr), ma il codice non ci è mai arrivato. Il giorno dell’Immacolata del 2009, quando sono andata a fare un prelievo, il Postamat mi ha dato disponibilità zero. Ho stampato l'estratto conto, e ho visto delle operazioni che poi ho disconosciuto: il 16 novembre un “postagiro” da 4.300 euro, l'11 novembre due ricariche su tessere Postepay, e poi anche una donazione di un euro all'Associazione italiana per la ricerca sul cancro».

La vittima dello svuotamento del conto corrente («erano rimasti solo seicento euro», ha ricordato al giudice Vincenzo Picciotti) ha spiegato di essere riuscita a risalire solamente all'intestatario del conto che risulta beneficiario dello storno da 4.300 euro, «un dato che ho potuto avere dalle Poste perché il denaro proveniva dal mio deposito», ha precisato, mentre non avrebbe avuto modo di capire a chi fossero intestate le Postepay ricaricate a sue spese. «Le operazioni risultavano effettuate via Internet», ha precisato la donna, che il 9 dicembre aveva sporto querela ma che finora non ha avviato azioni civili per tentare di riavere il denaro dall'apparente beneficiario. Ieri avrebbe dovuto testimoniare anche il carabiniere di Roma che aveva svolto le indagini, ma la sua deposizione, per esigenze di servizio, è rinviata a fine novembre. Che fine abbia fatto la lettera di Poste Italiane con i codici di accesso resta un mistero, prima che il conto venisse abilitato alla gestione via Internet né la donna né suo padre avevano mai subito disguidi simili.

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