Consorzio, ieri la prima udienza

Ieri erano convocati a Milano privati e imprese che vantano crediti nei confronti del colosso agricolo finito in rosso

Da una parte 102 anni di storia e 132 dipendenti, dall’altra due anni di seguito di bilanci in passivo, il 2011 e il 2012, per un totale di 5 milioni, ma anche 500 creditori chirografari che esigono il pagamento di 45 milioni di euro, oltre ai lavoratori che attendono ultime mensilità e liquidazioni, per non dimenticare i 14 milioni di crediti (si teme in parte prescritti) che la società doveva ancora incassare da aziende agricole e non solo. Questa la situazione del Consorzio agrario di Milano e Lodi - Monza e Brianza, per il quale lo scorso anno si è aperta presso il tribunale di Milano la procedura di concordato preventivo. E solamente ieri a Milano si è tenuta l’adunanza dei creditori: la proposta dei tre commissari liquidatori è di pagare i creditori non garantiti con importi tra il 40 e il 46 per cento di quanto avrebbero dovuto incassare, banche comprese, ed entro il 2017, salvaguardando al 100 per cento i creditori privilegiati, cioè i lavoratori. Ma da ieri scattano i 20 giorni entro i quali i chirografari possono far pervenire il loro voto di adesione, con il criterio del “silenzio assenso”: chi non vuole aderire al concordato deve farlo espressamente, altrimenti si darà per scontata l’adesione.

E perché il concordato vada in porto è necessaria la maggioranza. Altrimenti, si passerà al fallimento. Il piano dei commissari esclude comunque la prosecuzione di attività imprenditoriali e resta da sciogliere il nodo dell'affitto di ramo di azienda (le due sedi di Melegnano e di Cerello) al Consorzio di Piacenza, con 44 dipendenti. In caso di fallimento, l'accordo sarà revocato.

Resta poi aperto il nodo della cassa integrazione fino al luglio 2014 per 88 dipendenti che da giugno del 2013 non prendono né stipendio né cassa: «Presto torneremo in Regione per ridefinire l'accordo dopo che il ministero ha negato la cassa, perché era stata incardinata come liquidazione e poi invece si è avviato il concordato - sintetizza Alessandro Cerioli, segretario territoriale Flai Cisl di Lodi -, contiamo di poter ottenere anticipazioni per i lavoratori e poi di spuntare anche gli ultimi 6 mesi del 2013».

«Mi auguro che si faccia chiarezza su quanto accaduto - aggiunge Paolo Zanetti della Flai Cgil - e che cada il “muro di gomma” che si è innalzato attorno a questa vicenda: sarebbe giusto sapere chi sono i responsabili». Il Consorzio appartiene a Coldiretti e Confagricoltura.

Tra i molti ex dipendenti con l’amaro in bocca c’è anche Pietro Cappella, che per sei lustri ha assicurato gli agricoltori lodigiani per conto del Consorzio ed è stato dirigente nazionale del sindacato Sinalcap. È uscito dall’azienda nel 2010. «A un certo punto si è trascurata la rete commerciale per privilegiare l’aspetto finanziario, consiglio di amministrazione e direttore non sono più andati d’accordo. Dicevano che ero una Sibilla quando prospettavo che le cose sarebbero finite male. Al Consorzio, nel piccolo, è successo come all’Italia. Mi chiedo solo come hanno fatto a distruggere un impero in pochi anni».

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