Consorzio Agrario, è la resa dei conti

Consorzio agrario: domani, giovedì 22 novembre, si entra nella fase decisiva partendo da un numero, un numero che mette paura: sessantatrè. Sessantatrè licenziamenti, una stangata che significa la chiusura completa del polo di vendita di Lodi e la pesante riduzione di operatività per Melegnano.

La possibilità di limare e ridurre questo numero, che vuol dire fuoriuscita dal lavoro per quasi un dipendente su due della struttura fondata nel 1902, è tutta affidata alla tenacia dei delegati e dei dipendenti che hanno già fatto uno sciopero in via Ripamonti a Milano, sotto il palazzo che ospita la storica istituzione.

Da domani dunque si raggiunge il momento della verità per capire con che Consorzio si entra nel 2013. Intanto il punto di partenza sono le cifre note e ribadite dai vertici aziendali: devono essere messe in mobilità 26 persone nella sede amministrativa, con Farmer’s market sottostante, di Milano Ripamonti e Milano Cerello; 10 gli esuberi a Melegnano, una o due unità a Casalpusterlengo e ben 28 a Lodi, la decurtazione più pesante. Per via Polenghi Lombardo, storico magazzino una volta in periferia, oggi al confine con la periferia, significa chiudere completamente i battenti.

Il Consorzio agrario rimarrebbe esclusivamente a Melegnano e Casalpusterlengo, separati da quaranta chilometri di via Emilia. Ma se le cose andranno veramente così, lo dirà il procedere della vertenza che si concluderà presumibilmente per l’inizio dell’anno nuovo. I dipendenti dell’istituzione non sanno esattamente i nominativi degli esuberi, ma hanno un “identikit” che in alcuni settori non lascia scampo: «Esiste una lista di mobilità - spiegano - che indica per settore quanti licenziamenti ci saranno e con quale qualifica professionale delle figure. In altri termini, se in un dato settore ci sono tre figure di un livello e sono state notificate tre fuoriuscite, c’è poco da lasciar spazio a dubbi».

Il Consorzio agrario delle province di Milano, Lodi e Monza Brianza è sempre stato un’istituzione non particolarmente sindacalizzata e con scioperi effettuati col contagocce. Quello di fine ottobre sotto la sede milanese è stato quindi un’eccezione, che ha raccolto un’adesione attorno alla settantina di dipendenti su 120 totali, cioè non molto più in là dell’area interessata dagli esuberi. In ogni caso da domani i sindacati vorranno “vedere le carte” della controparte: in primo luogo il piano industriale di ristrutturazione e rilancio dell’ente consortile.

«Si licenzia - annotano ancora i delegati Rsu - ma senza nemmeno sapere per fare cosa. Ad esempio, tagliare Lodi per andare dove? Un paio di anni fa sapevamo l’opposto. Si pensava ad una nuova sede esterna in via Polenghi Lombardo, certo più funzionale alle comunicazioni di oggi, ma sempre centro lodigiana. Adesso dobbiamo pensare che restano attive solo Melegnano e Casale».

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