«Clienti in crescita

e costi in calo:

il 2012 è iniziato bene»

«Il 2012 è iniziato in maniera positiva, ora guardiamo con fiducia al futuro, forti dell’operazione della “banca unica”, una scelta di responsabilità». Queste le prime considerazioni del vice presidente del Banco Popolare, il lodigiano Duccio Castellotti, che in occasione dell’assemblea dei soci ha accettato di rispondere alle domande de «il Cittadino».

Dopo il riassetto organizzativo di fine 2011, come è ripartita l’attività del Banco?

«La situazione generale e le normative ci dettano di non poter formulare previsioni, ma dai dati trasmessici dall’amministratore delegato Saviotti, relativi al primo trimestre, sembra un buon inizio: i costi sono in calo, le commissioni e il margine di interesse in aumento».

Il problema della liquidità e dei coefficienti patrimoniali ha creato qualche apprensione negli ultimi mesi. Che segnale può dare?

«La liquidità è a posto e abbiamo molta fiducia per considerare in via di risoluzione positiva anche il problema relativo all’adeguamento patrimoniale imposto dall’Eba (Autorità bancaria europea, ndr)».

Il Banco ha sempre dichiarato la necessità di aumentare i clienti. Come sta andando?

«Nel 2011 i nuovi clienti sono stati 66.000 (al netto delle chiusure, ndr) di cui 18.000 (al netto delle chiusure, ndr) nella Banca Popolare di Lodi».

Con la recente riorganizzazione aziendale legata alla “banca unica” sono riemerse paure circa la tenuta occupazionale a Lodi e in particolare al polo direzionale di Bpl city. Qual è la situazione?

«Gli accordi sanciti per la costituzione della “grande Banca Popolare” sono reciprocamente tutti rispettati. Bpl City conserva le prerogative di mantenimento di tutti i livelli occupazionali. Sono in corso le operazioni di “smistamento” delle varie competenze territoriali tra Lodi, Novara e Verona».

Quali vantaggi, realmente, porterà il sistema della “banca unica” che, ricordiamolo, ha soppresso l’autonomia giuridica delle banche territoriali?

«Si è trattato di un’operazione di responsabilità, intrapresa in un momento di particolare incertezza della situazione finanziaria ed economica. È stata una scelta condivisa dai territori e che ha trovato comprensione e sostegno a tutti i livelli. Le opportunità derivanti dalla razionalizzazione del gruppo e dalla semplificazione societaria sono superiori ai possibili limiti. La riorganizzazione della rete delle filiali ha potenziato i vantaggi competitivi. Il legame con i territori è stato salvaguardato con nuove e altrettanto incisive e coerenti forme di espressione».

Il cuore del Banco resta in Lombardia, Veneto e Piemonte, le tre regioni che trainano l’Italia. Una bella responsabilità...

«Essere presenti con più forza in questa particolare area del nostro Paese rappresenta un vantaggio, ma anche una sfida. Siamo in una delle parti economicamente più rilevanti e dinamiche dell’Italia e dell’Europa, in luoghi accomunati da un alto tasso di imprenditorialità. Questo, se da una parte mette alla nostra portata grandi possibilità per sviluppare la nostra impresa, dall’altra richiede livelli di servizio elevati che dobbiamo saper fornire».

Il Banco, quarto istituto di credito italiano, riuscirà davvero a mantenere saldo il rapporto con i territori di riferimento?

«Senza dubbio. Il Banco costituisce un esempio di come sia possibile proiettare in una dimensione globale l’impegno quotidiano. E di come realtà bancarie nate e sviluppatesi in città come Novara, Bergamo, Verona e Lodi, per citare solo le più grandi, siano riuscite a mettere in comune le proprie esperienze, senza rinunciare alle peculiarità, in un risultato che è maggiore della somma delle parti».

Lo. Ri.

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