Cinque anni alla “banda” delle ville

«Capisco l’allarme sociale, ma non dimentichiamoci che il bottino di quella “rapina” è consistito solo in un vecchio borsone sportivo e che il proprietario è stato minacciato solo perché si era messo a rincorrere i ladri in fuga»: così l’avvocato Assunta Forestiero di San Giuliano Milanese, che non esclude il ricorso in appello, commenta a caldo la sentenza per rito abbreviato che ieri mattina ha visto condannare due tunisini senza fissa dimora né permesso di soggiorno per una rapina in villa che avrebbero messo a segno il 26 marzo scorso alle 22 in via Flora De’ Tresseni, in zona Laghi. La squadra mobile della questura di Lodi, che agli atti aveva già diverse identificazioni della coppia, li aveva ammanettati a metà aprile nei pressi della stazione ferroviaria, e da allora sono in cella. L’episodio per cui R.M., 36 anni, e B.A.I., di 34, sono stati giudicati, è un colpo riuscito a metà: si erano introdotti nella lavanderia di una villetta e avevano già portato in strada tre biciclette quando il figlio dei proprietari, un uomo di circa trent’anni, sentiti dei rumori era sceso nel locale e, accesa la luce, si era trovato di fronte i due intrusi. L'avvocato difensore sottolinea che i due a quel punto si sarebbero messi a scappare e la vittima li avrebbe rincorsi, fino a trattenere uno dei ladri, che portava con sé un borsone, per un braccio. A quel punto il complice sarebbe tornato con i suoi passi e, mostrato un coltello, avrebbe convinto il derubato a lasciar libero il sospettato. A quel punto il furto era diventato, tecnicamente, una rapina impropria. E per questo il gup Isabella Ciriaco, accogliendo la richiesta di condanna del pm Armando Spataro, ha condannato uno dei due a tre anni di carcere e l'altro a due, senza pena sospesa.

In questura però sospettano che la coppia abbia messo a segno almeno sei colpi simili. Per nessuno però risultano ancora chiuse le indagini. R.M., il 31 marzo, era stato arrestato dalle volanti dopo aver causato abrasioni alla custode della scuola Pezzani, che, rincasando dopo una serata con le amiche, l'aveva trovato nel giardino e lo aveva trattenuto con la felpa. Era stato poi liberato, ma da una successiva verifica si era scoperto che mancava una bici: probabilmente l’aveva presa un complice, e non si può escludere che fosse anche questa volta il 34enne.

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