«C’è gente che non ha da mangiare»

L’allarme del direttore della Caritas don Andrea Tenca: «In questa situazione anche un pacco alimentare da 30 o 40 euro diventa un grande aiuto»

«C’è gente che non ha da mangiare. Da mangiare. Da direttore Caritas dico che la situazione è preoccupante a diversi livelli, a Lodi città e nel Lodigiano. Diventa un vero e proprio aiuto ricevere un pacco alimentare da 20, 30 o 40 euro». É chiarissima e allo stesso tempo davvero preoccupante la fotografia fornita da don Andrea Tenca, direttore di Caritas lodigiana. Italiani, famiglie, anziani, sempre più impossibilitati ad affrontare le piccole cose del quotidiano: siamo noi. «Non si scopre ora la crisi economica e politica. Ma se all’inizio della crisi erano gli stranieri a perdere per primi il lavoro, ora sempre più italiani si trovano in situazioni estreme. Le parrocchie non ce la fanno più, sono continuamente bombardate da richieste di aiuto per pagare bollette, mutuo, cose normali della vita quotidiana: la gente non ce la fa più. In alcuni casi sono gli stessi assistenti sociali ad affidare alle parrocchie situazioni che le istituzioni non reggono».

qualche dato caritas sul Lodigiano: «In tutte le parrocchie nell’ultimo anno le Caritas hanno raddoppiato il numero dei pacchi alimentari. Non sanno più come fare, a volte sono state costrette a diminuire la quantità di cibo per distribuire i pacchi a più famiglie. Per la prima volta inoltre vengono donati persino meno vestiti, mentre ne aumenta la richiesta. Giovedì 11 aprile in attesa delle docce pubbliche c’era una coda di trenta persone. Nel 2012 l’educativa di strada ha fatto 110 incontri: 77 di loro erano italiani». E nemmeno gli spazi della Caritas bastano più: «La mensa, il dormitorio sono ormai diventati insufficienti, avremmo bisogno di ambienti più grandi ma noi per primi non sappiamo come trovarli. Senza contare le persone che sono costrette a rimanere fuori dal servizio perché ad un certo punto si trovano davanti il cartello con scritto “Mensa piena, dormitorio pieno”. Aumentano i senza fissa dimora, il dormitorio di Lodi ha otto posti ma ospita molta meno gente di quella che c’è fuori». La grande preoccupazione degli operatori della nostra diocesi, dunque, è per l’insufficienza dei posti alla mensa e al dormitorio (il secondo asilo notturno viene chiuso alla fine dell’inverno), ma anche per la situazione di grave povertà dilagante. «Basta fare un salto la sera fuori dai supermercati di Lodi: i pensionati rovistano nelle immondizie. Ci sono anziani che mantengono il figlio, madri che con il proprio unico stipendio reggono una famiglia, parrocchie che pagano i buoni mensa per i bambini. Quest’inverno una parrocchia ha donato persino delle candele ad una famiglia italiana della città cui erano stati tagliati gas e luce».

E i profughi del post emergenza Nord Africa? «Quelli del Lodigiano sono stati tutti integrati, ma in tutta Italia questi ragazzi stanno girando, e la cattiva gestione dell’emergenza aumenterà le situazioni di sfruttamento e il mercato illegale di affitto e lavoro».

Ma c’è anche chi si prende in carico situazioni di grande povertà. «Le famiglie in rete, che si autotassano per l’aiuto reciproco, molte associazioni - conclude Tenca -. Non ho la soluzione per la crisi, l’unica cosa che posso dire è che ne usciremo tutti insieme se sapremo condividere, se chi ha di più vorrà mettere a disposizione qualcosa di chi ha di meno, se ci sarà un supplemento di generosità, onestà, impegno, apertura che ci viene richiesto per non affondare tutti insieme».

Raffaella Bianchi

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