Cattedrale gremita per San Bassiano

«La fede dà serenità e luminosità»

La pioggia non riduce l’affluenza dei lodigiani, che per la festa del patrono, che si celebra di domenica, si ritrovano a pregare e riflettere sul suo esempio

Uno sguardo alle difficoltà che rendono cupi i nostri giorni e la certezza della luce che arriva dalla fede. Due immagini opposte inserite in un solo dittico, che hanno fatto da sfondo alla celebrazione solenne che ha introdotto la giornata di San Bassiano, patrono di Lodi. Caduta di domenica, con una consistente affluenza a dispetto del maltempo, la festa di San Bassiano ha dimostrato l’attaccamento dei lodigiani al vescovo fondatore della comunità laudense.

A officiare il Pontificale in una Cattedrale gremita il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la Cultura, che ha esordino con «un saluto di amicizia e di affetto» alla città. «É un’atmosfera che sento in modo particolare, anch’io vengo da questa terra - ha detto il cardinale, di origini lombarde -. La figura di Bassiano ha avuto sempre un legame stretto con la città da cui provengo e con il suo vescovo Ambrogio, le cui ultime ore dell’esistenza furono segnate dalla presenza affettuosa e amicale del vescovo Bassiano». Insegnante e a lungo prefetto della Biblioteca Ambrosiana, autore di moltissime pubblicazioni, Ravasi ha ricevuto il benvenuto dal Vescovo di Lodi, di cui è amico fin da quando Merisi era diacono. E monsignor Merisi ha concelebrato il Pontificale con monsignor Claudio Baggini e monsignor Bassiano Staffieri, vescovi emeriti rispettivamente di Vigevano e La Spezia; erano poi presenti il Capitolo della Cattedrale e altri sacerdoti. Sull’altare spiccavano i gonfaloni della città di Lodi e della Provincia, in una Cattedrale ornata dei colori giallo e rosso dei fiori, dei drappi, dei fiocchi sui cesti dei prodotti lodigiani presentati dalla Pro Loco. Simone Uggetti ha presenziato per la prima volta come sindaco di Lodi; accanto a lui il nuovo prefetto Antonio Corona, le autorità militari, il commissario per la Provincia Cristiano Devecchi. Nelle prime file anche il consigl+iere regionale Pietro Foroni, tanti sindaci ed esponenti del mondo economico, culturale lodigiano. La Cappella Musicale del Duomo ha coinvolto l’assemblea nell’inno di invocazione al patrono “Volgi lo sguardo dal cielo, veglia sulla feconda vigna”; durante i riti di Comunione invece è stato eseguito “Vos autem amicos dixit”, dal motto episcopale di Merisi. Le religiose del Carmelo hanno composto le preghiere, mentre le letture della liturgia erano incentrate sulla figura del Buon Pastore: un pastore che conduce le pecore, si prende cura di ciascuna, anche mentre attraversano il buio. «Il male, la sofferenza, l’oscurità, il non senso - ha detto Ravasi -. Quanti siete qui, voi. Nello scrigno del vostro cuore ci sono segreti che non avete mai comunicato nemmeno a chi vi sta accanto. Uno scrittore non credente ha riportato le parole di un graffito: “In questa città non mi conosce nessuno, tranne Dio”. É la funzione della liturgia che stiamo celebrando: offrire a Dio, perché lui, il grande Pastore, raccoglie le lacrime in un otre». E ha proseguito: «In tante città, magari anche in un appartamento di Lodi, una persona sola davanti al telefono aspetta che suoni, invece non ci sarà nessuno in questo giorno di festa. Il cristiano è colui che tende la mano, che è pronto». Il dittico evocato da Ravasi ha però un secondo quadro più chiaro. «Il Pastore fa adagiare le pecore, le fa riposare, è presenza solida e sicura. La fede è anche serenità e luminosità. In un mondo cupo, certamente nel realismo dei problemi, c’è però il messaggio di speranza». E il cardinale ha salutato i lodigiani con il ricordo del giornalista Igor Man che aveva ricevuto da Madre Teresa “I cinque chicchi di riso”. «Riascoltarli è l’eredità che riceviamo da questa celebrazione - ha detto Ravasi, ripetendo: “Il frutto del silenzio è la preghiera. Il frutto della preghiera è la fede. Il frutto della fede è l’amore. Il frutto dell’amore è il sacrificio di sé. Il frutto del sacrificio di sé è la pace infinita del cuore”».

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