Catapano, chiesto processo per 5

Alle 17.30 del 9 luglio del 2010 un piastrellista originario della Campania e residente a Boffalora, Umberto Catapano, 44 anni, moglie e due figli, morì schiacciato da una bobina di filo di acciaio pesante più di una tonnellata che era letteralmente volata fuori da un autocarro sulla strada provinciale Lodi - Boffalora.

All’altezza di cascina Pesalupo l’automobilista, che dal capoluogo in cui aveva vissuto per circa un anno stava rincasando al volante del suo furgoncino Fiat Doblò, aveva incrociato un camion telonato che poco prima aveva frazionato il suo carico presso un polo logistico. Improvvisamente, la bobina di acciaio , fuoriuscendo dal lato sinistro del camion, era piombata sul cofano e quindi sul parabrezza del Doblò, sfondando l’abitacolo. Catapano, estratto non senza difficoltà dai vigili del fuoco, aveva riportato un importante schiacciamento del torace ed era spirato poco dopo in ospedale.

Umberto Catapano

L’inchiesta aveva subito portato a indagare sul conducente del tir, E.S., oggi 31 anni, di Erba (Como), ma la ricerca di responsabilità per omicidio colposo si era ben presto estesa al proprietario del camion, che tra l’altro era anche lui in cabina, e quindi a chi materialmente aveva caricato in modo improprio la pesante la pesante bobina. Così erano stati iscritti sul registro degli indagati anche il lavoratore che aveva effettuato l’operazione all’interno di un polo logistico non lontano dal Lodigiano, ma anche il suo responsabile - l’amministratore della cooperativa - e la legale rappresentante della logistica che aveva affidato la manovra alla coop. Era quindi emerso che la bobina faceva parte di un carico di diversi manufatti metallici che era partito dalla Brianza su quello stesso autocarro. «Giunto nel centro logistico - spiega l’avvocato Marziano Pontin, che difende autista e proprietario del camion - il mezzo era stato interamente scaricato e quindi la bobina , che era l’unico oggetto destinato a una successiva destinazione, era stata nuovamente caricata. Riteniamo che fosse stata fissata al telaio, ma in modo non adeguato a sopportare le sollecitazioni del viaggio».

La procura contesta all’autista di aver tenuto una velocità sì conforme ai limiti (50 all’ora) su quel tratto di provinciale, ma non commisurata al tipo di carico. La perizia, discussa in incidente probatorio, effettuata dall’ingegnere milanese Tullio Argentini aveva ipotizzato che la bobina fosse stata adagiata sul pianale del tir e che, dopo essersi ribaltata su un lato a una prima curva, avesse cominciato a rotolate fino a venire proiettata all’esterno del camion proprio mentre incrociava Catapano.

Autista e proprietario del veicolo potrebbero patteggiare, dopo che l’assicurazione ha concesso un risarcimento definito «significativo», il manovale della logistica e i suoi datori di lavoro invece potrebbero difendersi nel processo, in caso di rinvio a giudizio. Il gup Alessandra Del Corvo deciderà a metà gennaio.

© RIPRODUZIONE RISERVATA