Cassa a zero ore alla Baerlocher

Alla Baerlocher arriva la cassa integrazione a zero ore per 13 lavoratori: è l’effetto della modifica della richiesta trasmessa al ministero per la situazione dell’azienda chimica lodigiana, da crisi aziendale a chiusura dell’attività produttiva di un reparto.

Baerlocher produce stabilizzanti per l’industria della plastica, in particolare Pvc per il settore edile, un segmento economico particolarmente sofferente come testimoniato dalla chiusura degli esercizi 2010 e 2011 della società tedesca, in rosso per poco meno di 3 milioni di euro. Nel gennaio 2010 inoltre un reattore della ditta alle porte di Lodi era esploso provocando gravi danni in tutto un reparto produttivo. Alla luce di questa situazione complessa, Baerlocher aveva annunciato prima la possibile chiusura di un reparto, quindi la possibilità di chiudere lo stabilimento di Lodi. Per questi motivi era stata accolta con soddisfazione l’intesa che a dicembre dell’anno scorso aveva siglato la richiesta di cassa integrazione straordinaria per tutti gli allora 92 dipendenti del sito lodigiano a partire dal 9 gennaio. Contestualmente erano stati individuati 39 esuberi. La cassa è stata poi tecnicamente applicata a rotazione a circa un terzo dei lavoratori fino a questa estate.

«Da settembre però è scattata una nuova fase con la richiesta di chiusura di un reparto produttivo e quindi l’individuazione di 13 lavoratori per cui parte la cassa a zero ore - dice Gianpiero Bernazzani dei chimici della Cisl -. Nell’impianto generale dell’accordo non cambia nulla. Si tratta ora di gestire questa fase evitando che l’azienda possa compiere qualche forzatura».

E stando alle prime indicazioni provenienti dai lavoratori qualche forzatura ci sarebbe stata. «Stiamo studiando la questione - spiega Francesco Cisarri della Filctem Cgil -. Se, come pare, sono stati messi a zero ore lavoratori di reparti non interessati dalla chiusura, non va bene. Non è detto che poi questi siano gli esuberi finali, ma la procedura deve essere corretta fin dall’inizio».

Se entro dicembre saranno ricollocati o in uscita almeno un terzo degli esuberi indicati, allora potrà aprirsi la porta di un secondo anno di cassa integrazione, con la possibilità di gestire quindi gli esuberi anche attraverso incentivazioni (i tre quarti del valore della mobilità), accompagnamenti alla pensione o ricollocazione. Alcuni lavoratori sono già usciti dalla ditta lodigiana, altri possono agganciarsi alle uscite pensionistiche, ma la nuova fase di cassa a zero ore rischia di creare qualche tensione e malumore in fabbrica.

Tensione e malumore che probabilmente torneranno anche in un altro impianto di Lodi, quello della Pharmagel. A metà gennaio era stato aperto un anno di cassa integrazione straordinaria per 14 dei 39 dipendenti della ditta di viale Europa. Nei giorni scorsi sul tavolo dei sindacati è finita però una nuova richiesta di cassa integrazione ordinaria, la tipologia accordata di norma per 13 settimane in seguito a crisi del mercato e delle commesse.

«Posso confermare che è arrivata una richiesta di cassa integrazione ordinaria, ma al momento non abbiamo altri elementi in mano - dice Giovanni Ranzini della Fiom Cgil -. Per la settimana prossima cercheremo di organizzare un incontro per capire la gravità del provvedimento».

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