«Il servizio di carabiniere di quartiere sia assicurato da almeno due militari», per garantire la massima tutela. Era quanto chiedeva con un’apposita delibera , fin dal 2009 il consiglio di base di rappresentanza del Veneto, a cui seguì un analogo sollecito rivolto al Comandante Generale dell’Arma dal Cocer. È quanto comunicato oggi lo stesso Cocer dopo la tragica morte di Giovanni Sali, il carabiniere di quartiere di 48 anni, ucciso ieri pomeriggio con tre colpi di pistola in via Indipendenza a Lodi.
«La Polizia di Stato - si legge nella delibera dei rappresentanti dei militari in Veneto- ha ritenuto doveroso fin dall’inizio garantire la sicurezza dei propri agenti disponendo che il servizio venisse svolto da due persone» proprio in considerazione del «continuo aumento dei reati predatori» e dei «gravissimi episodi di violenza e di aggressività anche contro le forze dell’ordine riprese con sempre maggiore frequenza anche dagli organi di informazione e dalla stampa nazionale». La delibera dei carabinieri del Veneto concludeva chiedendo una «rivisitazione delle disposizioni che regolano il servizio di carabiniere di quartiere» in modo da prevedere che il servizio sia effettuato da «almeno due militari».
Il Cocer, dal canto suo, con propria delibera firmata dal generale Raggetti, dopo non aver ricevuto alcuna risposta dai vertici dell’Arma, riproponeva la questione chiedendo «per quale motivo detto servizio (il carabiniere di quartiere, ndr) debba essere svolto da un solo militare, mentre la Polizia di Stato lo disimpegna con due unità».
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